Gönnersdorf, Andernach, Niederbieber, – 15.000 – 11.500 anni fa,
Neuwied, vicino Koblenz, Germania. Insediamento del Magdaleniano di cacciatori dell’era glaciale ben documentato. Numerose lastre di schisto con incisioni artistiche e “Veneri”. 50° 27′ 2″ N, 7° 25′ 9″ E
Gönnersdorf, oggi un’area appartenente alla città tedesca di Neuwied, si trova a nord di Coblenza sulla riva destra del Reno. Il sito paleolitico risale a circa 15.000 anni fa ed è uno dei giacimenti più documentati del Magdaleniano. Qui gli archeologi hanno portato alla luce più di 450 lastre di scisto con raffigurazioni umane e animali, così come delle figurine di donna. Un archivio unico al mondo che racconta di cacciatori-artisti della tarda Era Glaciale e costituisce al contempo una testimonianza dell’arte paleolitica di grande rilievo.
Il giacimento, disseppellito fra il 1968 e il 1976, aveva dormito un sonno millenario sotto due metri di pietra vulcanica (oggi nell’area del cratere si trova il lago Laacher See) che lo conservò molto bene. L’esplorazione sistematica del sito (e di altri giacimenti vicini come Andernach, Niederbieber, Bad Breisig) sono stati condotti da studiosi del Centro di Ricerca Monrepos.
Durante l’Era Glaciale l’accampamento stagionale dei cacciatori di Gönnersdorf si ergeva nel mezzo di un pendio, quindi in una zona rialzata, soleggiata che offriva un’ottima panoramica sulla Valle del Reno e sul paesaggio stepposo del bacino di Nuewied in direzione sud-ovest/ sud-est. L’accampamento occupava ben 700 metri quadrati. Qui sono venuti alla luce i resti di tre grandi abitazioni rotonde con un diametro di 6-8 metri e di quattro tende. Le abitazioni erano sostenute da pali di legno intorno a un palo centrale. L’entrata fruiva di una bussola per proteggere dal vento e la pavimentazione era ricoperta di lastre di scisto. Si vede perciò che questi nostri antenati erano in grado di realizzare le loro stazioni stagionali di caccia in modo comodo e piacevole. Le pareti e il tetto delle case erano costituiti da pelli di animali tese che fornivano un’ottima protezione dalle intemperie e allo stesso tempo favorivano aerazione naturale e luce. Queste pelli derivavano dal bottino di caccia che segnava un percorso stagionale seguito dai cacciatori- raccoglitori di generazione in generazione. L’interno delle capanne era dipinto di rosso. Ce lo dicono i resti di colori trovati in situ.
I reperti comprendono più di 40.000 oggetti di selce le cui origini, secondo le analisi di laboratorio, sono da collocarsi a un’area situata a 100 km di distanza dall’accampamento. Oggetti ornamentali di conchiglia provenienti dal Mar Mediterraneo confermano il vasto raggio d’azione delle genti di Gönnersdorf.
Le immagini di donna che appaiono sulle lastre di scisto sono di una modernità impressionante. Quasi sempre profili priva di testa. I seni, le gambe e le braccia sono appena accennati. Tali immagini, che comprendono ca. 400 incisioni su scisto e alcune statuette, sono definite “genere di Gönnersdorf”. Questo perché non si tratta di un fenomeno isolato. Dappertutto, in Europa, si sono trovate incisioni e figurine simili. Gli studiosi pensano che questo tipo di espressione artistica fungesse da identificazione di una determinata cultura, avesse la funzione di agevolare la comunicazione culturale fra le genti culturalmente imparentate e situate nelle diverse aree europee e mettesse in risalto il ruolo importante della donna nella struttura sociale dei clan.
Le raffigurazioni animali (più di 270) si presentano alquanto naturalistiche e ricche di dettagli. I motivi corrispondono ai grandi mammiferi delle steppe come mammut, rinoceronti preistorici, cavalli selvatici (il tema più frequente), orsi, lupi, antilopi, ma vi sono anche rane, tartarughe, uccelli e addirittura foche. Molti degli animali rappresentati hanno lasciato le loro tracce anche nel materiale fossile trovato in situ. Questo significa che gli animali raffigurati erano quelli cacciati e consumati dai clan. Le immagini dimostrano inoltre la conoscenza profonda che i cacciatori avevano delle loro prede. Le zone costiere erano, in quel periodo, ancora più lontane da Gönnersdorf di quanto lo siano oggi. E tuttavia la presenza delle foche nell’arte dei cacciatori-raccoglitori suggerisce che questi le abbiano conosciute. Un altro elemento che parla per la mobilità dei clan dell’Era Glaciale e per l’ampia possibilità di contatto fra le genti europee.
A questo proposito, vedi l’articolo:
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Grotta Magdalenahöhle – 20.000 anni fa,
Gerolstein, a ovest di Magonza, Germania. Sito archeologico con oggetti ornamentali di avorio. 50° 13′ 36″ N, 6° 39′ 23″ E Nella grotta Magdalenenhöhle sono stati trovati frammenti di bracciali d’avorio e pendenti di denti d’animali. La grotta rappresenta attualmente l’unica prova di un insediamento nell’Europa centrale durante la fase più fredda dell’ultima glaciazione, ca. 20.000 anni fa.
Caverna di Goyet – 36.000 anni fa,
Provincia di Namur, Belgio. Il resto fossile più antico di cane. Nel 2008 un team di archeologi belgi rese noto il ritrovamento di un cranio di cane preistorico che risaliva a 36.000 anni fa. Il fossile attualmente più antico di cane. L’animale aveva le dimensioni e l’aspetto di un grosso Husky e presentava già significative tracce di addomesticazione. Questo cane aveva infatti già un muso più largo e corto e un cervello più piccolo di quello di un lupo. Secondo un articolo della rivista Science-Magazine di novembre 2013 – http://www.sciencemag.org/content/342/6160/871 – le analisi del DNA indicano che il lupo fu addomesticato in Europa da 32.000 a 18.000 anni fa. Olaf Thalmann (Università di Turku, Finlandia) e colleghi collocano l’inizio della domesticazione, in base alle analisi molecolari e biologiche, in questo periodo preistorico. A tale risultanto hanno portato anche gli studi sul DANN mitocondriale di cani e lupi di Eurasia e America così come reperti fossili. Lupo e cane hanno cominciato ad evolversi l’uno indipendentemente dall’altro prima di 15.000 anni fa. Secondo le ricerche di Olaf Thalmann, i resti fossili più antichi come il cranio di cane dei monti Altaj (33.000 anni fa) e quello della grotta di Goyet (36.000 anni fa), rappresentano episodi di addomesticazione isolati e cronologicamente limitati. Il lupo, quindi, fu domesticato in luoghi differenti ma soltanto questa linea (ca. 15.000 anni fa) continuò ad esistere.50° 27′ Nord 5° 01′ Est
http://archaeology.about.com/od/domestications/qt/European-Paleolithic-Dogs.htm