Nelle caverne europee: pitture, incisioni e oggetti d’arte preistorici

 

 

Arte del Paleolitico. Uomini dell’Età della pietra. Un altro mondo. Un universo denso di immagini e simboli, così lontano dalla nostra storia da risultare più che misterioso. Numerose caverne europee portano negli eterni budelli di pietra i segni del passaggio dei nostri antenati. Sono impronte di mani, pitture e incisioni che raffigurano animali, vulve, creature a metà fra l’umano e il divino, sciamani imprigionati in sembianze zoomorfe.

Sono segnali giunti da un mondo remoto, fatto di cacciatori-raccoglitori molto meno primitivi di quanto parrebbe di primo acchito che già avevano scoperto il fascino di altre dimensioni, il segreto dell’arte e della bellezza e l’effetto evocativo della musica.

Arte del Paleolitico in Europa. Distribuzione dell'oggettistica e delle pitture rupestri.

Arte del Paleolitico in Europa. Distribuzione dell’oggettistica e delle pitture rupestri.

Le loro immagini tracciate sulla roccia sono talvolta così raffinate, da indurre l’osservatore a chiedersi chi mai fosse l’artista dalla mano magica, che favolosa ispirazione guidasse le sue dita. Gli uomini del Paleolitico avevano sviluppato un loro senso dell’estetica e gli piaceva metterlo in mostra.

Sepolture e corredi funerari

Un tipico esempio è la necropoli russa di Sungir, situata 150 chilometri a est di Mosca. Qui furono scoperte nel 1955 tre tombe che risalivano al 24.000 a. C.. Una era la sepoltura di un uomo, le altre di due ragazzi, tutti imparentati fra loro. (Vi erano anche un adulto privo di testa e un cranio femminile).

L’uomo (50-60 anni), di certo un personaggio importante del clan, riposava abbigliato con indumenti fatti di pelli d’animali (tra cui pantaloni) decorati con ben 2936 perle d’avorio. Il ragazzo (10-13 anni) portava una cintura con 250 denti di volpe e nella tomba della bambina (ca. 9 anni) c’erano piccole lance in miniatura e artigli di leone da appendere al collo come amuleti. Inoltre il suo abito era decorato con più di 5200 perle di avorio di mammut. Sopra la sepoltura era adagiata una lancia d’avorio massiccio che misurava 2, 40 metri di lunghezza e pesava circa 20 chili.

Una curiosità a margine: nel corredo funerario dell’uomo si trovò anche una robusta tibia di Neanderthal svuotata del midollo osseo e riempita di polvere d’ocra. Il significato di questo oggetto resta, per ora, sconosciuto. In seguito a nuovi scavi nella necropoli di Sungir, vennero alla luce altri scheletri. In totale si trattava di sette individui, mentre gli elementi simbolico- decorativi portati alla luce erano complessivamente 13.000. È evidente che ci troviamo dinanzi a un culto dei morti in cui gli artefatti di solo fine estetico abbondano.

Pitture rupestri

Grotta di Pech Merle, Francia. Raffigurazione di mano ottenuta soffiando il pigmento ocra.

Grotta di Pech Merle, Francia. Raffigurazione di mano ottenuta soffiando il pigmento ocra.

Ma dove sono state scoperte le pitture rupestri dei cacciatori-artisti? In Europa le testimonianze più antiche giungono dalla Spagna, dalla Cueva de lo Castillos. La caverna si trova in Cantabria, presso la località Puente Viesgo. Le pitture della Cueva sono state datate nel 40.800 a. C. e sono quindi le più antiche in assoluto, probabilmente di poco più giovani degli artefatti paleolitici scoperti nelle grotte del Baden-Württemberg (Uomo-leone, flauti e Venere di Hohle Fels). Ricordiamo che la datazione delle pitture rupestri è, in generale, un’operazione molto difficile rispetto alle datazioni di altri resti fossili che possono essere relazionati non solo in base al loro contenuto di carbonio ma anche ad altri reperti trovati nel medesimo sito.

Nel caso delle pitture rupestri, invece, è soltanto possibile datare la patina di quello strato di calcite che, con il passare del tempo, viene a ricoprire il dipinto. Abbiamo visto che, seguendo questo metodo, l’arte parietale della Cueva è stata classificata nel 40.800 a. C.. E subito ci sono stati gli esperti che vi hanno riconosciuto la mano più arcaica dell’uomo di Neanderthal. Un’ipotesi accattivante che non viene a cadere nemmeno nel caso in cui questa specie si sia estinta già nel 39.000 a. C., come attesterebbero le ultime ricerche. Nonostante ciò, la maggior parte dei paleoarcheologi tende a riconoscere l’autore di quest’arte rupestre nell’Homo sapiens aurignaziano. Con le dovute riserve, beninteso. Anche in questo caso si vede com’è difficile stabilire con certezza accadimenti e datazioni che risalgono a epoche così lontane.

Comunque, Neanderthal o Sapiens che fossero, gli artisti della Penisola Iberica lasciarono nella caverna della Cantabria simboli astratti, immagini di animali e… le impronte delle proprie mani. La loro è un’arte semplice, genuina, forse meno complessa e di certo meno elaborata  di quella alla base delle più tarde pitture di altre grotte francesi o spagnole. Ma è di certo interessante. E non solo questo. Pone molti interrogativi. Che significano quelle mani di colore rosso ocra sulla parete rocciosa? Sono impronte di uomini, donne, o forse bambini? Gioco, improvvisazione artistica oppure rito magico?

Immagini preistoriche di sciamani?

Nonostante la maggior parte delle raffigurazioni di arte paleolitica rupestre si concentri sugli animali e, in particolare, sui bisonti, i cavalli selvatici, le renne, i cervi e i leoni delle caverne, appaiono di quando in quando anche figure umane, vale a dire rappresentazioni sciamaniche zoomorfe. Il paleoarcheologo Nicholas Conard scrive:

A questa categoria appartengono la pittura monocroma di colore rosso dello sciamano su un frammento di calcare trovato nella Grotta di Fumane in Italia, una piccola figura danzante di scisto proveniente da Stratzing in Austria, la raffigurazione ibrida di donna-bisonte della Grotta di Chauvet nell’Ardèche della Francia meridionale, così come il rilievo della vulva che appare in diversi siti aurignaziani nella Francia meridionale. Nonostante queste raffigurazioni in dettaglio si differenzino molto dalle figure umane e zoomorfe della regione tedesca, dimostrano però che le immagini di soggetti umani – soprattutto quelle di carattere femminile e quelle ibride – hanno rivestito un ruolo importante nell’iconografia degli Aurignaziani e dei Protoaurignaziani.”  (N. J. Conard, “Die Rückkehr des Löwenmenschen”, pag. 134)

Grotta di Les Trois Frères. Sciamano

Grotta di Les Trois Frères. Sciamano

Ma vediamo alcuni di questi esempi di creature ibride del Paleolitico. Quelli più conosciuti si trovano nelle caverne della Francia meridionale Le Gabillou (Dordogna), Les Trois Frères (Ariège) e Chauvet Pont d’Arc (Rhone-Alpes). Di solito ci troviamo di fronte a esseri con la testa di animale e il corpo umano, il che ricorda subito la conformazione fisica della statuetta dell’Uomo-leone.

Nella Grotta di Chauvet abbiamo poi la combinazione di bisonte e donna, mentre un uomo- bisonte appare a Le Gabillou.

Nella grotta di Les Trois Frères c’è un unicum: l’immagine del cosiddetto dieu-cornu, il dio cornuto, bellissima figura che affascina per la sua peculiarità. Il corpo è rappresentato  di profilo, la testa di fronte. Incredibili sono poi le sue caratteristiche fisiche: occhi da uccello, orecchie da bisonte, corna da renna, mentre il corpo è una via di mezzo fra quello del cavallo e dell’uomo. Si distinguono chiaramente mani e piedi umani.

Interessante è il fatto, osserva Conard, che queste figure sciamanistiche si trovino solitamente a una certa distanza dalle altre pitture della grotta. Come se avessero diritto a uno spazio proprio, un ambito particolarmente sacro. Infatti anche la statuetta dell’Uomo–leone fu trovata all’interno della caverna, in una nicchia. Ma se l’Uomo-leone risale almeno al 40.000 a. C., queste figure ibride dipinte sono tutte classificate in un periodo più recente del Paleolitico. Tutte, ad eccezione della figurina rossa scoperta nella Grotta di Fumane (non lontano da Verona), la più antica, che risale al 35.000 a. C..

Caverna di Gabillou, raffigurazione sacra.

Caverna di Gabillou, raffigurazione sacra.

Ibridi e sciamani. Il fenomeno dello sciamanismo, che appare agli albori della preistoria umana, è strettamente legato alla natura. È la forma di culto più antica e genuina, quella in cui l’uomo si trova costantemente in contatto diretto con le forze della natura e riesce, nel momento in cui questo contatto viene rafforzato da pratiche magiche, a influenzare l’ambiente che lo circonda in favore del suo clan. Del resto il termine sciamanismo giunge dalla Siberia e dall’Asia settentrionale ed è, da tempo immemore, una forma di religiosità tipica delle tribù di cacciatori-raccoglitori.

L’universo di queste genti che vivono nel cuore della natura è popolato da spiriti e divinità sfuggenti, a volte benigne e a volte minacciose, che possono assumere fattezze sia umane che animali. Ci sono poi le energie nascoste degli elementi della natura come fiumi, laghi, boschi, montagne. Lo sciamano è una sorta di sacerdote delle origini, ma è anche un guaritore e chiaroveggente. Solitamente con l’aiuto di droghe naturali ricavate da piante o funghi, lo sciamano cade nella trance ed è così in grado di penetrare in altri mondi, in quell’aldilà che rimane precluso a chi non sia esperto di pratiche magiche. Lo studioso Kurt Wehrberger spiega:

“All’inizio della trance vede disegni geometrici e linee a zigzag, punti, meandri e altre cose simili. Nella seconda fase, tenta di interpretare queste forme come oggetti concreti e conosciuti. Nella terza fase della trance si raggiunge una specie di vortice o tunnel, alla cui fine c’è un mondo di allucinazioni. Una volta arrivati lì, ad esempio, si crede di poter volare oppure si entra nel ruolo di certi animali. Secondo la ricerca neuropsicologica, queste fasi sono comuni a tutti gli individui e dipendono dal nostro sistema nervoso.” (K. Wehrberger, “Die Rückkehr des Löwenmenschen, pag. 145)

 Molto interessante è, a mio avviso, il fatto che all’inizio della trance lo sciamano veda delle linee a zigzag, dei meandri e disegni geometrici, tutti simboli che sono tipici per le decorazioni di oggetti preistorici di culto e che ritornano nell’enigmatico sistema di scrittura della Vecchia Europa.

Maschere e pratiche magiche del Paleolitico?

Un’altra chiave di lettura per comprendere le raffigurazioni ibride del Paleolitico potrebbe essere la maschera. Forse gli ibridi raffigurano uomini o donne del clan che portano delle maschere di animali a scopo di culto. Anche qui devo subito pensare alla Vecchia Europa del Neolitico e alle tante figure femminili rappresentate con maschere di uccello, di serpente, di maiale e orso. Forse sciamane o sacerdotesse della comunità che indossavano una maschera e poi celebravano dei riti dinanzi agli altari triangolari della dea madre.

Grotta di Chauvet. Uno degli esempi più belli dell'arte del Paleolitico.

Grotta di Chauvet. Uno degli esempi più belli dell’arte del Paleolitico.

In questa categoria di persone mascherate potrebbero rientrare anche le statuette scoperte nelle caverne del Baden-Württemberg, come l’uomo-leone e l’adorante. Anche sul braccio dell’Uomo-leone si distinguono dei segni orizzontali , mentre intorno all’adorante segni e punti decorano la tavoletta e, forse, dovevano comunicare qualcosa di preciso. Informazioni per noi ancora indecifrabili. La lista di pitture rupestri del Paleolitico è molto più lunga di quanto non si creda. Partendo dall’Italia, la Francia e la Spagna, raggiunge i territori più diversi: Russia, Egitto, Algeria, Libia, Somalia, Namibia, Sudafrica, Brasile, Argentina, Indonesia, Australia e Oceanica.

Non è possibile restare indifferenti alla bellezza delle raffigurazioni, all’abilità tecnica dei pittori. Molte immagini delle grotte francesi e spagnole sono veri capolavori d’arte, la cui forza espressiva denota la sicurezza di chi li dipinse. Il tratto chiaro e la potenza dell’immagine si spingono al di là di ingenui tentativi e suggeriscono che gli artisti del Paleolitico fossero persone di mestiere. Non si tratta di improvvisazioni. Non per nulla la francese Grotta di Lascaux è stata definita la Cappella Sistina dell’Era glaciale.

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Ecco una serie di slides sulle opere del Paleolitico:

Vedi le mie raccolte di immagini e su Pinterest:

In Francia: Lascaux    –   Chauvet   –   Niaux   –   Rouffignac, ecc.   –   Montastruc   –  Mas D`Azil   

–  Pair-non-Pair  –  Abri de Cap Blanc  –  Cosquer

In Spagna: Altamira   –   Penisola Iberica  –   Isturitz

In Germania: Gönnersdorf, Petersfels   –  Vogelherd, Hohlenstein  –

In Italia: Grotta di Fumane, ecc.

In Romania e Repubblica Ceca: Coliboaia, Pekarna  – Dolni vestonice, Moravany

In Russia: Mal`ta, Gagarino, Kostienki

Uomo-leone & co.   – Venere/Venus

Video:

Caverne della Cantabria (anche Cueva de los Castillos) 15:05  –    Chauvet  3:28   –     Niaux 45:28 descrizione completa grotte    –  Cosquer  4:09