Quando gli uomini di Neanderthal andavano a caccia nelle caverne
I cacciatori di orsi del Paleolitico hanno lasciato le loro tracce nella Balver Höhle, una grotta che si trova nella regione tedesca Nordrhein-Westfalen, nella valle di Hönnetal. Un luogo la cui affascinante atmosfera ha incentivato la nascita di miti e storie misteriose sino ai giorni nostri. Le numerose caverne della Hönnetal sono state abitate oppure usate come siti di sepoltura in modo continuato dai tempi del Paleolitico all’epoca dei Germani. La Balver Höhle consiste di una vasta sala a tunnel con due diramazioni laterali che presenta una profondità di 70 metri nella collina rocciosa. Il punto più alto del soffitto di roccia naturale raggiunge i 12 m.
In questa grotta trovavano riparo gli orsi delle caverne sin dal Pleistocene, e i reperti venuti alla luce a partire dal XIX secolo testimoniano anche la presenza dell’uomo di Neanderthal. Gruppi di cacciatori si accampavano nella grotta durante il Paleolitico, in un periodo dal clima mite in cui i fiumi dei dintorni erano popolati da ippopotami preistorici. Anche le iene delle caverne cercavano riparo nella grotta. Qui sono stati portati alla luce numerosi fossili di orsi, rinoceronti preistorici, mammut e cervi. La funzione di abitazione umana è provata da reperti provenienti dagli strati più profondi della caverna. Questi risalgono a un’epoca che parte da 100.000 anni fa per giungere al Musteriano, (periodo associato all’uomo di Neanderthal), vale a dire intorno a 40.000- 30.000 anni fa.
Nel Paleolitico gli orsi delle caverne erano presenti in tutta l’Europa centrale e dovevano essere un’importante fonte sia di nutrimento che di materiale per gli individui della specie di Neanderthal. Gli orsi delle caverne erano davvero dei giganti. Molto più grandi degli odierni orsi bruni, pesavano più di una tonnellata. Il numero dei fossili animali scoperti nella Balver Höhle raggiunge la cifra di 20.000 reperti. Due terzi di questi appartenevano agli orsi delle caverne
L’archeologo Lutz Kindler, che lavora al Centro Archeologico di Monrepos situato nella città di Neuwied, ha spiegato che gli orsi venivano attirati dai cacciatori nella caverna per poi essere uccisi in distanza ravvicinata per mezzo di lance, e infine macellati sul posto. Sappiamo che gli animali si ritiravano nella grotta durante l’inverno per trascorrervi il letargo e questa era ovviamente un’ottima situazione per poterli sorprendere nel sonno.
Kindler osserva:
“Era molto allettante per i cacciatori il fatto che nella grotta ci fosse sempre a loro disposizione una riserva di cibo. Un orso di quella stazza costituisce un’enorme porzione di grasso, una riserva importante di energia necessaria a poter sopravvivere durante tutto l’inverno.”
Va inoltre evidenziato che gli uomini di Neanderthal specializzati nella caccia di orsi non dovevano essere solo molto ben organizzati ma anche avere del fegato. La caccia all’orso delle caverne era molto pericolosa, perché i Neanderthal, essendo armati solamente di lance, dovevano avvicinarsi a breve distanza dal gigantesco animale per poterlo colpire mortalmente. Questo tipo di caccia conferma l’efficienza delle strategie operate dai Neanderthal e, soprattutto, del loro lavoro di gruppo. Dopodiché, una volta ucciso e macellato l’orso, le risorse ricavate dall’animale venivano sfruttate sino all’ultimo grammo.
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