Ha 60.000 anni il gioiello di pietra più antico?
Ed ora c’è anche un bracciale dell’uomo di Denisova. Un gioiello di 60.000 anni fa. Si tratterebbe dell’oggetto ornamentale più antico mai trovato finora. Il nostro “cugino” asiatico, l’uomo di Denisova, i cui resti fossili sono stati scoperti in una caverna siberiana dei monti Altaj. La posizione di questo ominide nel grande albero dell’evoluzione umana è da collocarsi su un ramo parallelo a quello dell’uomo di Neanderthal e dell’Homo sapiens. Le tre specie si sono evolute circa 600.000 anni fa da un medesimo antenato, l’Homo heidelbergensis.
Il bracciale di Denisova
Nella suggestiva caverna siberiana, fu scoperto nel 2000 un semplice molare. Un dente che, com’è accaduto spesso nella storia della paleontologia, ha rivoluzionato in un attimo il nostro albero genealogico. Poi, nel 2008, un dito. Veniva così alla luce la remota esistenza di un nuovo parente che, a giudicare dai reperti, doveva essere estremamente robusto, forse la specie più grande in assoluto. Il suo genoma ha inoltre rivelato l’ibridazione del Denisova con il Sapiens nella Melanesia oppure nel Continente Asiatico.
Ma non solo questo. Nella grotta furono trovati anche degli oggetti, tra cui i frammenti di un bracciale di clorite. Inizialmente gli esperti preferirono non esprimersi sull’appartenenza del gioiello preistorico alla specie di Denisova. Bisognava prima accertare che non si trattasse di un oggetto risalente ad altra epoca meno remota e finito in quel sito in seguito all’azione di animali selvatici. Oggi gli archeologi russi considerano il bracciale un prodotto dell’uomo di Denisova, poiché è stato trovato in uno strato incontaminato da interferenze di periodi più recenti. Strato che è stato sottoposto ad analisi isotopiche dell’ossigeno. Forse il misterioso gioiello apparteneva alla giovane donna, cui venne attribuito il dito scoperto nel 2008?
A prescindere dalla classica bellezza dell’oggetto, il bracciale di Denisova è particolarmente intrigante perché fabbricato con una tecnica molto sofisticata per l’epoca. Un oggetto ornamentale estremamente moderno che, per la tecnica impiegata dall’artigiano, presenta grandi somiglianze con gioielli del Neolitico. Il materiale usato è verde clorite. Ecco una descrizione del paleontologo russo dottor Derevyanko:
“Sono stati trovati due frammenti di un bracciale largo 2,7 cm e spesso 0,9 cm. Il diametro doveva essere di 7 cm. Accanto a uno dei punti di rottura è stato praticato un foro di 0,8 cm di diametro.”
E proprio questo foro suscita grandi interrogativi, perché la tecnica impiegata per produrlo implicherebbe una velocità di rotazione abbastanza elevata con fluttuazione minima. Ci si chiede quindi come l’artigiano della specie di Denisova fosse in grado di produrre, 60.000 anni fa, un foro così perfetto e tipico per epoche più “recenti”. Derevyanko osserva ancora:
“L’antico artigiano era esperto di tecniche che prima non erano considerate caratteristiche del Paleolitico, come praticare un foro tramite un utensile di tipo raspa, molando e lucidando per mezzo di pelli con diversi gradi di concia.”
La superficie del bracciale, che si presenta danneggiata, reca delle tracce di contatto con un materiale più morbido e si presume che l’oggetto ornamentale originariamente fosse abbellito da ulteriori orpelli, forse una striscia di pelle con un pendente abbastanza pesante. Altre tracce indicano che il gioiello fu portato al braccio destro.
Un altro indizio estremamente interessante è che la clorite impiegata nella fabbricazione del bracciale preistorico veniva da lontano. Nelle vicinanze della caverna non vi sono, infatti, cave di clorite. Le più vicine sono situate a 200 chilometri di distanza. Abbiamo dunque a che fare con un materiale prezioso, difficile da reperire. Ciò dimostra che l’uomo di Denisova era ben cosciente del valore e della qualità dei materiali da lui usati ed era disposto a superare anche grandi distanze per venirne in possesso. Altra possibilità suggerita da questo dato di fatto è una sorta di attività commerciale in embrione, praticata già 60.000 anni fa.
Ma quanto “primitivi” erano questi ominidi?
Il paleontologo Michail Shunkov, operante nel team russo del 2008, sostiene che l’uomo di Denisova era più evoluto sia dell’Homo sapiens che dell’uomo di Neanderthal. Un’affermazione provocatoria, eppure da prendere con la dovuta considerazione. Nello stesso strato in cui fu portato alla luce un osso di Denisova c’erano infatti altri oggetti che, fino a quel momento, erano stati attribuiti esclusivamente alla creatività del Sapiens. Oggetti ornamentali e dal valore simbolico, evidenzia Shunkov, come il bracciale di clorite di cui sopra e un anello ricavato dal marmo. La bellezza dell’arte non sarebbe stata scoperta dal Sapiens, ma dal cugino asiatico: l’uomo di Denisova.
Ciò dimostra quanto poco ancora sappiamo di quei tempi perduti nelle nebbie del passato, la grande carenza di informazioni sui nostri progenitori. Non si tratta, qui, di postulare quale degli ominidi a noi noti fosse il più abile oppure quello artisticamente più dotato. Molto più interessante è invece la domanda cruciale sul modus vivendi di quelle specie. Com’era il loro mondo? Qual era la loro filosofia di vita? Fino a che punto questi ominidi, solitamente bistrattati a favore dell’Homo sapiens, erano veramente “primitivi” nel senso negativo del termine? E fino a che punto, invece, fruivano già di cultura e tradizioni proprie che oggi sfuggono a noi, abituati a valutare il grado del progresso in primis dal punto di vista tecnico e dello sviluppo della scrittura?
E poi un’ultima considerazione. Se l’uomo di Denisova siberiano, 60.000 anni fa, era in grado di fabbricare gioielli raffinati per abbellire il proprio corpo, 50.000 anni fa l’uomo di Neanderthal sloveno fabbricò un flauto (flauto di Divije Babe) che produceva misteriose melodie. Forse musica sacra. E il bracciale di Denisova aveva anch’esso una funzione sacra, oltre a quella ornamentale? Non si può escludere. Attualmente l’eccezionale reperto di clorite verde è conservato al Museo di Storia e Cultura dei Popoli Siberiani, a Novosibirsk, e viene considerato il più antico bracciale di pietra al mondo.
E‘ questo il bello dell’archeologia (e della paleontologia): ci sono sempre novità che possono stupirci.