Una necropoli di 7000 anni fa
Gobero: un territorio del Niger che si estende a sud-est del massiccio montuoso Air, nel deserto del Ténéré, a circa 180 chilometri ad est di Agadez. Il sito archeologico è stato scoperto nel 2000 dal team del paleontologo Paul Sereno durante un sopralluogo alla ricerca di fossili di dinosauro. Il caso volle che il professor Sereno dell’Università di Chicago portasse alla luce dei giganti, ma non quelli che si era aspettato. Non scoprì infatti ossa di dinosauro, bensì di esseri umani. Scoprì i giganti di Gobero.
Ma andiamo per ordine. Lo spettacolo che si presentò a Paul Sereno in quell’ottobre 2000 deve essere stato, a dir poco, irreale: tre dune letteralmente cosparse di ossa, avrebbe detto più tardi lo studioso. E qui bisogna fare subito un po’ di chiarezza perché siamo abituati a sentir parlare di giganti nelle favole, nelle antiche leggende, nei miti del passato. Gobero non è una leggenda, e questi giganti erano individui assolutamente normali che però, a giudicare dai resti ossei, raggiungevano un’altezza di tutto rispetto. Ma non soltanto per questo motivo la scoperta di Sereno è risultata eccezionale. Vediamo più da vicino di che si tratta.
Durante il tardo Pleistocene e all’inizio dell’Olocene (14.000 – 7700 a. C.) il clima in questo territorio era desertico, dappertutto si vedevano dune di sabbia, l’acqua dei laghi del bacino del Ciad raggiungeva un livello minimo oppure era inesistente. A partire dal 7700 a. C. , invece, l’umidità del clima globale aumentò notevolmente e il paesaggio cambiò. Gli specchi d’acqua raggiunsero un livello normale, il deserto si trasformò in una savana. Era l’epoca del Sahara verdeggiante. Ovviamente con l’acqua e la flora giunsero anche gli animali e quindi la selvaggina, e insieme con questa i cacciatori-raccoglitori. Non sappiamo da dove provenivano queste genti, ma di certo la situazione ambientale ideale di Gobero le convinse a stabilirsi laggiù.
E fu tra il 7700 e il 6200, in seguito al loro insediamento, che venne a formarsi la prima necropoli di Gobero. La necropoli più antica del Sahara. Grazie a queste tombe preistoriche, possiamo farci un’idea delle genti che popolarono la zona, giacché i resti degli insediamenti sono pochissimi. Questo perché si trattava di insediamenti seminomadi che non lasciarono in situ tracce importanti e furono poi cancellati dal processo di erosione del vento. Bisogna accontentarsi, quindi, di qualche coccio di ceramica, qualche utensile di pietra, resti di ossa animali. Questo è tutto.
Prima necropoli: cacciatori raccoglitori di 2 metri d’altezza
In ogni caso la necropoli di Gobero è davvero un unicum sia per la sua posizione geografica che per l’antichità dei reperti. A ciò si aggiunge la statura dei defunti appartenenti all’insediamento più antico, quelli che sono stati datati nel periodo intorno al 7700-6200 a. C.: raggiungeva i 2 metri, sia per gli uomini che per le donne. Un’etnia di individui molto alti, le cui ossa presentano un’insolita densità. I loro morti erano stati sepolti in posizione supina, che è quella tipica del Paleolitico. In alcuni casi le gambe si presentavano fortemente piegate, e ciò fa pensare che durante la cerimonia di sepoltura le salme fossero state avvolte in pelli e poi legate con delle funi sino ad assumere la posizione flessa. Il corredo funerario era costituito da armi da caccia, come arpioni di osso o punte di freccia litiche, e anche da cocci di ceramica con disegni geometrici.
Il tipo di utensili da caccia e della ceramica – per quanto riguarda la ceramica Paul Sereno ha fruito del prezioso aiuto dell’archeologa italiana Elena Garcea dell’Università di Cassino – ha permesso di individuare l’ambiente culturale di provenienza di queste genti: il Kiffian, che si sviluppò dal Magreb al Sahara meridionale dalla fine del Pleistocene al medio Olocene. Il nome deriva dal sito archeologico di Adrar-n- Kiffi, ubicato a circa 500 chilometri a sud di Gobero. Il sostentamento di questi giganti kiffiani era dato dalla caccia di ippopotami, coccodrilli e tartarughe e dalla pesca, nonché dalla raccolta di molluschi, frutti e vegetali.
Poi ci fu uno iato. La situazione dell’habitat cambiò ancora una volta verso il 6300 a. C. , quando subentrò un ulteriore aumento di umidità che portò ad un aumento del livello dei laghi e quindi a inondazioni nel territorio circostante. I cacciatori si videro costretti ad abbandonare l’area. Intorno al 6200 a. C., a causa di un raffreddamento nell’Atlantico del nord, il clima divenne arido e gli specchi d’acqua di Gobero si seccarono. Una situazione estrema, drammatica, che perdurò per circa un millennio. In questo lungo intervallo l’area rimase disabitata. Soltanto nel 5200 a. C. tornò a presentarsi a Gobero una fase climatica umida, e con essa ritornò anche la presenza umana. Nuove genti vissero a Gobero e seppellirono i loro morti nella necropoli del Ténéré.
Si trattava di altri cacciatori-raccoglitori. Non erano i giganti dell’epoca più antica. I loro scheletri sono più gracili, di statura di molto inferiore. Questa cultura non identificata viene detta di Ténéré. Contrariamente ai predecessori, gli individui di Ténéré sono stati seppelliti in posizione fetale. Dalle analisi emerge un dato interessante: queste genti devono essere vissute piuttosto isolate, perché finora non sono stati rinvenuti collegamenti fra loro e le altre popolazioni sahariane. Oscura ne rimane quindi la provenienza.
Le loro tombe, oltre a punte di freccia, cocci di ceramica e resti di ossa animali, presentava anche oggetti ornamentali di conchiglia, avorio e osso. Una ragazza portava un braccialetto con dente di ippopotamo, un individuo maschile giaceva sopra una corazza di tartaruga fatta di fango.
L’insediamento di questa seconda popolazione di Ténéré doveva essere stabile, a giudicare dal gran numero di sepolture riscontrate in situ. Come scrivevo più sopra, anche in questo caso si trattava di cacciatori-raccoglitori che si nutrivano sia di caccia che di pesca. Una novità, però, è rappresentata dai resti di bovini. L’esiguo numero di resti fossili scoperti in loco farebbe pensare che questi animali siano stati cacciati soprattutto allo scopo di consumarne la carne, ma forse siamo anche di fronte ad un timido inizio di addomesticazione.
Seconda necropoli: cultura di Ténéré
Altro elemento interessante è la sepoltura multipla della cultura di Ténéré. In alcune tombe giacciono due o tre persone insieme, l’una accanto all’altra, forse per evidenziare un legame familiare. Una donna adulta è stata deposta insieme a due bambini, probabilmente i figli. Le gambe e le braccia dei tre si toccavano. Un particolare commovente: sotto le tre salme c’era un letto di fiori testimoniato dalla presenza dei pollini.
Ma come mai questi tre individui sono morti tutti nello stesso lasso di tempo? Da un’accurata analisi scheletrica non sono risultati dei segni traumatici che facciano pensare a una morte violenta. Allora si trattava forse di un’epidemia che falciò l’intera famiglia? In tal caso, però, i corpi sarebbero stati bruciati dopo la morte e non seppelliti. La tomba multipla resta un mistero.
Un‘altra domanda, al momento ancora senza risposta, se l‘è fatta il bioarcheologo dell’Università di Arizona Christ Stojanowsky:
“Di primo acchito è difficile immaginare che due diverse etnie umane abbiano seppellito i loro morti nello stesso luogo. Ed è per noi un mistero il fatto che siano riusciti a farlo senza danneggiare anche soltanto una delle tombe più antiche.”
Rispetto della cultura dei padri? Terrore sacro dinanzi alle sepolture di un’etnia sconosciuta di giganti ? O, più semplicemente, rispetto della morte? Non lo sappiamo. In ogni caso queste genti della cultura Ténéré hanno dimostrato di saper onorare i propri defunti con gesti delicati, per esempio adagiando pietosamente una mamma con i suoi bimbi su un letto di fiori.
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