Una vita nella natura

 

 

La cultura dei Boscimani è strettamente legata al loro ambiente naturale, il Kalahari, che copre un’area vastissima e semidesertica del subcontinente africano, a circa 1000 metri sul livello del mare. Il terreno è sabbioso, un misto di savana e rocce in cui si aprono piccoli, rari stagni cui vanno ad abbeverarsi gli animali. Da sei a otto mesi all’anno il territorio è completamente secco.
I !Kung dividono l’anno in cinque stagioni: quella della pioggia di primavera, in ottobre e novembre, periodo in cui crescono le piante e il Kalahari diventa dalla notte al giorno un immenso prato fiorito; il periodo delle grandi piogge da dicembre a marzo, in cui regna l’abbondanza; i mesi dell’autunno da aprile a maggio, in cui tutto si secca; il freddo e secco inverno da giugno ad agosto, periodo in cui le temperature di notte possono scendere sotto lo zero, mentre durante il giorno il clima è caldo; poi nell’ultima stagione, dalla fine di agosto, le temperature aumentano ancora e ricominciano le brevi piogge, nei termometri il mercurio sale fino ai 40 gradi all’ombra.
Nel Kalahari si possono trovare quasi tutti gli animali africani: elefanti, bufali, giraffe, antilopi, leoni, ghepardi, leopardi, iene, moltissime specie di uccelli, insetti e rettili in abbondanza. Molti sono i vegetali commestibili come noci, frutti, radici, tuberi, cipolle, verdura in foglia, fagioli, meloni e altro.

Caccia e raccolta di vegetali

Nel passato, quando i !Kung erano liberi di vivere senza restrizioni nel loro ambiente naturale, circa l’80 per cento della loro alimentazione si basava sulla raccolta di vegetali, che era compito esclusivo delle donne. Quasi ogni giorno queste si allontanavano dal campo munite di bastoni appuntiti con i quali, accucciate al suolo, frugavano nella terra in cerca di commestibile. Anche insetti, serpenti o tartarughe venivano cacciati e raccolti dalle donne. Per non dimenticare poi la loro ricerca del miele e quella della legna da fuoco. Tutto ciò richiedeva una conoscenza molto approfondita di piante, insetti e rettili che era parte integrante dell’educazione femminile.

Cultura dei Boscimani. Pitture sulle rocce che risalgono a 1000-2000 anni fa. Murewa, Zimbabwe.

Pittura rupestre dei Boscimani che risale a 1000-2000 anni fa. Murewa, Zimbabwe.

Anche gli uomini, ovviamente, possedevano nozioni in questo campo, ma la loro specializzazione concerneva la caccia di selvaggina. Gli animali cacciati erano solitamente diverse specie di antilopi, gnu, giraffe, istrici, lepri, uccelli e i cosiddetti warthogs, dei maiali selvatici africani. In particolare lo struzzo era una preda ambita. Le sue uova non fornivano soltanto un nutrimento. Se il contenuto delle uova veniva mangiato, la buccia spessa e lucida era invece usata come contenitore per l’acqua o anche come elemento decorativo.
Affascinante è di certo la conoscenza approfondita dei !Kung sugli animali del Kalahari, una conoscenza che continua a essere tramandata anche oggi, così come la loro capacità di cacciare e di mimare perfettamente gli atteggiamenti e i versi degli animali. Cacciatori infaticabili, i !Kung possono avanzare a corsa sostenuta per ore ed ore, correre per chilometri in piccoli gruppi. Sono armati di arco e frecce e di una lancia che serve a dare il colpo di grazia all’animale colpito. I San possono cacciare per giorni senza perdere le tracce degli animali che inseguono, e costruire trappole e tranelli molto efficaci.

Boscimani: esperti di tracce e veleni naturali

Nel XVIII secolo scriveva l’esploratore Patterson che questi cacciatori erano in grado di preparare un veleno letale usando la pianta euforbia, con il quale avvelenavano le frecce che avrebbero usato nella caccia:

“L’euforbia viene usata anche al seguente scopo: si mettono dei rametti nell’acqua di una fonte dove si recano spesso a bere gli animali selvatici. Dopo che questi hanno bevuto l’acqua avvelenata, non possono fare più di mille passi per allontanarsi dalla fonte, che cadono a terra morti.”(Die Ältesten Reiseberichte über Namibia”, Professor Dr. E. Moritz, 1915, pag. 60.)

Non dimentichiamo poi l’abilità dei !Kung nell’identificare le tracce umane e animali. Nel giro di pochi minuti questi cacciatori sono in grado di riconoscere la specie vivente, la sua età, la direzione presa dall’individuo o dall’animale in questione, il suo sesso, la sua condizione fisica, la velocità con cui si è mosso, l’ora in cui è passato di lì. Queste capacità gli giungono da una tradizione millenaria, e ancora oggi vengono trasmesse di padre in figlio.

Cultura dei Boscimani. Una tipica capanna di Boscimani costruita con erba e sterpi tenuti insieme da funi.

Una tipica capanna di Boscimani costruita con erba e sterpi tenuti insieme da funi. Fotografia storica.

Da più di cento anni i !Kung sono in contatto con altre etnie di lingua bantu come Tswana o Herero, con cui commerciano e per cui lavorano come cacciatori o aiutanti nelle stalle o fattorie. Un tempo, invece, il loro modus vivendi era quello di nomadi che stazionavano in un certo territorio per un periodo limitato, a seconda dell’offerta stagionale di acqua. Di conseguenza durante i periodi delle piogge, quando c’era più abbondanza, i gruppi si disperdevano nel Kalahari, mentre nei periodi di siccità si riunivano nelle vicinanze delle fonti acquifere.

Originariamente i !Kung costruivano piccole capanne a forma di cupola, di materiale vegetale – erba e sterpi – che venivano innalzate in spiazzi aperti per meglio controllare la presenza di serpenti o scorpioni, e anche per evitare eventuali diffusioni di incendi accidentali da una capanna all’altra. Ma queste capanne servivano più che altro come deposito dei propri averi, non tanto per viverci. Perché la vita dei !Kung si svolgeva principalmente all’aperto.
Anche durante la notte la gente della comunità rimaneva fuori sotto il cielo stellato, si coricava dinanzi alla propria capanna, accanto al fuoco. Nemmeno gli alberi presso il centro abitato venivano utilizzati come ripari, bensì come depositi, per appendervi oggetti o generi alimentari che non dovevano cadere nelle mani dei bambini o preda degli animali selvatici, ad esempio frecce avvelenate, oppure provviste alimentari essiccate.
Oggi anche i !Kung, così come altri gruppi San, vivono praticamente tutto l’anno nei villaggi, perché i loro territori di caccia originari sono divenuti parchi nazionali. Le riserve d’acqua dei !Kung sono costituite da alcuni serbatoi, collocati direttamente nei villaggi. E le minuscole capanne originarie di materiali naturali con forma a cupola sono diventate casette di fango, adattandosi al più diffuso stile delle popolazioni africane povere.

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Clicca qui per vedere un film sui Boscimani e l’attivista Roy Sesana vincitore del „Right Livelihood Award“ (in inglese).

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