La cultura del Danubio e i suoi primati

 

 

Le innovazioni della Vecchia Europa, apparse già in epoca preistorica. È interessante rilevare in quale misura, grazie ai nuovi ritrovamenti e al paziente lavoro degli archeologi, la nostra immagine del Neolitico vada cambiando poco a poco. Il termine di Vecchia Europa, per capirci meglio, si riferisce alla cultura del Danubio sviluppatasi a partire dal 7000 a. C. fino al 3.500 a. C. nelle valli bagnate dal Danubio, sui Balcani, in Grecia e sino al Mar Nero.

 Gli elementi apportati dalla ricerca archeologica negli ultimi decenni, evidenziano con sempre maggiore chiarezza l’alto livello raggiunto dalle comunità della Vecchia Europa negli ambiti più diversi. Uno sviluppo che raggiunse la massima fioritura fra il 5.500 e il 3.500 a. C., vale a dire molto prima che in Egitto iniziasse l’epoca dinastica e prima che i signori di Sumer, in Mesopotamia, costruissero le loro città-stato. Come ho spiegato in altro articolo, si presume che la cultura del Danubio si basasse su una struttura sociale di tipo matrifocale, ecumenica ed egalitaria, giacché non sono stati riscontrati finora dei reperti o indizi rilevanti che facciano pensare alla presenza di una gerarchia governativa.

Mentre la struttura sociale che prevede invece un sistema governativo complesso e gerarchico con la chiara divisione in classi, il monopolio del potere nelle mani di pochi e la presenza di una casta sacerdotale, è tipica delle grandi culture storiche come appunto quella dell’Egitto, di Sumer o della Grecia antica. Normalmente tali culture più tarde sono definite grandi proprio per l’alto livello da esse raggiunto nei campi più disparati, per le loro conquiste tecniche e culturali, per le tante innovazioni. Mentre le culture preistoriche sono ritenute in qualche modo inferiori, primitive, retrograde. Nulla di più sbagliato. Sono semplicemente diverse, laddove la diversità non implica affatto un’inferiorità. E proprio su questo punto l’atteggiamento storico errato va cambiando, di pari passo con le nuove conoscenze archeologiche.

Abitazione della Vecchia Europa, cultura Vinca.

Abitazione della Vecchia Europa, cultura Vinca. Dominio pubblico

Un ottimo esempio in tal senso è la cultura della Vecchia Europa, le cui città – tanto per dirne una – erano due o tre volte più grandi delle prime città mesopotamiche. Non conosciamo i nomi di questi centri, perché purtroppo non abbiamo documenti scritti risalenti a tale epoca lontana. Ma ci sono alcuni siti archeologici, come quelli ucraini di  Majdanec o Talljanky, di cui si è riusciti a ricostruire una mappatura e quindi a dedurne l’ampiezza originaria. Oggi sappiamo che erano abitati da decine di migliaia di persone e che le loro dimensioni superavano di gran lunga quelle delle città più  note di alcune grandi culture storiche. Un primato della Vecchia Europa? Sì, ma non il solo. In realtà di record – se così li vogliamo chiamare scherzosamente – ce ne sono tanti.

La lista di Haaarmann: innovazioni della Vecchia Europa

Il linguista Harald Haarmann ha compilato una lista che riporto qui sotto in una versione da me opportunamente elaborata e ampliata con qualche cenno informativo. L’elenco può darci un’idea delle tante innovazioni che fanno parte del bagaglio culturale dei territori del Danubio, dei Balcani e di quelli situati sulle sponde del Mar Nero in epoca neolitica:

  1. Innanzitutto, come ho scritto più sopra, gli insediamenti di maggiori dimensioni, come quello di Talljanky, non lontano da Kiev, in cui vivevano almeno 10.000 persone. Una cifra più che rispettabile per l’epoca. La struttura delle popolose città rispecchia l’egalitarismo di cui parlavo prima. Nonostante vi fossero in questi centri dei luoghi di culto abbastanza vasti, non è stata trovata traccia invece di palazzi reali o di altre costruzioni particolarmente imponenti che si differenziassero dalle abitazioni delle singole famiglie della comunità. Il motivo è semplice: la mancanza di differenti classi sociali e di un’élite governativa. Le dimensioni importanti dei luoghi di culto sono state dedotte anche dai modellini di santuari trovati nei singoli siti archeologici. Ma dobbiamo tener conto che questi edifici erano in primis dei punti d’incontro e di riunione a disposizione dell’intera comunità, quindi necessitavano di ampi spazi e maggiori dimensioni.
  2. I più antichi centri abitati in modo continuato, come Larissa in Tessaglia oppure Varna in Bulgaria – quest’ultima è nota soprattutto per la celebre necropoli preistorica ricca di oggetti d’oro – . Interessante è il fatto che gli insediamenti non venissero costruiti secondo una pianta prestabilita, ma adattassero di volta in volta la loro struttura alle esigenze ambientali. I campi coltivati della comunità si estendevano intorno alla zona abitata. Nei centri di maggiori dimensioni, i campi arrivavano ad occupare una fascia che misurava 7 chilometri di larghezza, circondando il nucleo abitato della città.
  3. L’ampiezza delle normali abitazioni della Vecchia Europa, ognuna delle quali occupava una superficie superiore a 100 metri quadrati. Le case erano costruite normalmente con fango e legno. A partire dal VI millennio a. C., le fondamenta erano fatte di pietra e i muri di mattoni cotti. Spesso le abitazioni venivano suddivise in più stanze, adibite a differenti usi. Erano, quindi, molto comode. Il focolare rappresentava il punto centrale della casa, presso cui sono state trovate non di rado statuette femminili. Probabilmente si trattava di oggetti sacri che avevano lo scopo di proteggere l’abitazione o di assicurare alla famiglia fertilità e benessere.
  4. L’innovazione delle case a schiera, i cui resti sono stati scoperti in alcuni dei centri più grandi della Vecchia Europa (come Majdanec, in Ucraina) e che risalgono al IV millennio a. C.. Alcune di essere erano a due piani.
  5. L’invenzione della ruota da vasaio, strumento antecedente al classico tornio da vasaio, che sarebbe stato introdotto più tardi in Mesopotamia. Una costruzione di questo tipo fu scoperta nel sito di Varvarovka. Si tratta di un grosso palo di legno dal diametro di 35 cm che veniva infisso nel terreno a una profondità di 50-55 cm. La parte centrale del palo era incavata e qui si poteva inserire un disco che veniva fissato per mezzo di un perno. La costruzione offriva, quindi, un’ottima superficie da lavoro per il vasaio.
  6. I primi sigilli cilindrici del mondo, che saranno più tardi adottati anch’essi in Mesopotamia e poi in Egitto. I più antichi sigilli cilindrici della Vecchia Europa risalgono all’inizio del VI millennio a. C.. Inoltre, come osserva il professor Haarmann, giacché i sigilli cilindrici appaiono nella Vecchia Europa più di un millennio prima che in Mesopotamia, non è da escludersi che vi sia stato un transfer di idee dall’Europa centro-meridionale all’Oriente.
  7. L’uso sistematico delle fornaci per realizzare una vasta produzione di oggetti di ceramica complessi e molto sofisticati. In tali fornaci la temperatura poteva essere appositamente regolata e tenuta sotto controllo per tutta la durata della cottura. Traccia linguistica di questa innovazione sono i termini provenienti dal greco antico keramos (ceramica) e kaminos (stufa, fornace) che, a loro volta, derivano entrambi da vocaboli della Vecchia Europa.
    Oro di Varna. Foto di: Yelkrokoyade CC BY-SA 3.0-350

    Oro di Varna. © Yelkrokoyade CC BY-SA 3.0

  8. La tecnologia della colata di metallo (per fondere il rame), che sarebbe stata poi ampiamente usata in Anatolia ed ebbe inizio nel VI millennio nel sud-est dell’Europa. Un dato, questo, che viene confermato anche dal professor David Anthony. E ancora una volta troviamo traccia del transfer linguistico dalla Vecchia Europa alla Grecia nei seguenti vocaboli: metallon (metallo), kassiteros (stagno), chalkos (rame). Tutti termini derivati dalla lingua della cultura del Danubio.
  9. I più antichi artefatti d’oro, datati nel 4.500 a. C. e scoperti nella necropoli bulgara di Varna. Bisogna aggiungere che la grande maestria con cui questi oggetti sono stati lavorati porta a credere che dietro la realizzazione di tali artefatti vi siano centinaia di anni d’esperienza. Quindi si tende a pensare che la lavorazione dell’oro nella Vecchia Europa in realtà abbia origini ancor più remote (vedi: prof. Colin Renfrew). In ogni caso il tesoro di Varna è attualmente il più antico del mondo.
  10. Il primo sistema di scrittura, attestato dalle tavolette di Tartaria (4.500 a. C. ) e da moltissimi altri oggetti come statuette e utensili di uso quotidiano. Precede di più di mille anni quello egizio e quello mesopotamico (ne parlo diffusamente in un articolo specifico).
  11. La produzione di vino e olio d’oliva. Le tracce archeologiche più antiche che attestino l’uso dell’uva per la produzione di vino, sono state trovate in Georgia e Armenia e risalgono al VII millennio a. C.. E anche in questo ambito è evidente un’impronta linguistica della Vecchia Europa rimasta nella lingua greca antica e cretese. I seguenti termini derivano, infatti, dalla cultura preindoeuropea: oinos (vino), ampelos (vite) thrinia (vitigno), e altri ancora.

Queste innovazioni andarono ad arricchire le culture successive, prime fra tutte quella minoica e quella micenea. È vero che altre tecniche di primaria importanza, come l’agricoltura e l’allevamento di bestiame, giunsero invece nella Vecchia Europa dall’Anatolia. In altro articolo ho riportato i risultati del professor Joachim Burger che dimostrano come 80 bovini giunti dall’Anatolia (prima o all’inizio del VIII millennio a. C.) abbiano conquistato l’Europa. Ma come scrive con cognizione di causa il professor Haarmann:

“La scintilla passò dall’Anatolia all’Europa, e ben presto gli Europei furono in grado di custodire il proprio fuoco senza l’aiuto di nessuno.”

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