Il templare tedesco
“Ich bin Wolfram von Eschenbach unt kan ein teil mit sange”: così si presenta il poeta trovatore nell’opera “Parzival”.
Tradotta dal tedesco del Duecento, la frase significa: „Sono Wolfram von Eschenbach e posso comporre delle canzoni.“ Ben poco sappiamo di lui, il poeta medievale del Graal che fu così vicino per ideali e simboli all’Ordine del Tempio, da essere chiamato anche il templare tedesco. Il suo personaggio di trovatore incanta dal punto di vista letterario per la bellezza epica e scherzosa dello stile poetico, ma anche dal punto di vista storico, perché Wolfram ha legato indissolubilmente due potenti icone medievali l’una all’altra: il misterioso Graal e l’Ordine del Tempio.
Wolfram visse nel XIII secolo e i suoi contemporanei lo consideravano il massimo poeta laico vivente. Si definiva bavarese. In seguito alle indagini di diversi studiosi, e in particolare a quelle di Johannes Kurz, la cittadina franca di Eschenbach è stata eletta a patria del famoso poeta. Anzi, dal 1912 la città ha aggiunto al suo nome quello di Wolfram, e oggi si chiama Wolfram-von-Eschenbach. Qui viveva sin dal 1268 una famiglia von Eschenbach “di nobile stirpe ma impoverita” che stava a servizio dei conti di Oettingen e Wertheim e che, dopo aver amministrato terre appartenenti al vescovado e all’Ordine Teutonico, perse tutti i suoi beni.
Alla metà del XV secolo, il poeta Jakob Püterich von Reichertshausen poté vedere ad Eschenbach la tomba di Wolfram, oggi scomparsa, nella chiesa di Nostra Signora. Nel 1608 il monumento si trovava ancora nell’edificio sacro perché anche il patrizio di Norimberga Wilhelm Kreß ebbe occasione di vederlo e di leggerne l’epitaffio: “Qui riposa l’austero cavaliere Wolfram von Eschenbach, maestro cantore.” Se avesse letto Wolfram questa frase, sarebbe di certo scoppiato a ridere perché se c’è qualcosa che non ha nulla a che fare con lo stile dei suoi versi è proprio l’austerità.
Del resto la terminologia usata nell’epitaffio rivela che la tomba non poteva essere autentica e che fu collocata nella chiesa soltanto nel XIV secolo, quindi cent’anni dopo la morte del trovatore. E comunque la presenza di una sepoltura in loco sin dal Trecento nonché di una famiglia nobile che portava il nome von Eschenbach, tutto ciò fa pensare che la cittadina sia stata ben consapevole di aver dato i natali al Minnesänger e ne abbia voluto conservare la memoria. È vero che Eschenbach appartiene oggi alla Franconia, ma nel XIII secolo faceva parte della Baviera, e quindi Wolfram poteva dirsi a ragione bavarese.
Non abbiamo nessun ritratto del trovatore, però esiste una splendida miniatura che illustra il prezioso manoscritto medievale ”Heidelberger Liederhandschrift” del Codex Manesse conservato alla Biblioteca Universitaria di Heidelberg. È una raffigurazione fantasiosa. Mostra un cavaliere in armatura che, in piedi accanto al suo cavallo e allo scudiero, esibisce un blasone immaginario.
Il grande trovatore scrisse molto. Le canzoni e i tre poemi composti da Wolfram von Eschenbach equivalgono a più di 40.000 versi. I poemi sono “Parzival”, “Titurel” e “Willehalm”, tre storie che portano tutte nel titolo il nome del rispettivo eroe. Due di esse, “Parzival” e “Titurel”, raccontano del Graal. Secondo lo studioso Joachim Bumke, il “Parzival” deve essere stato scritto intorno al 1204 e il “Titurel” dopo il 1217. Ci troviamo, quindi, in piena epoca delle Crociate in Terrasanta e anche nel periodo di maggior splendore dell’Ordine del Tempio.
Per approfondire il tema Graal e Templari, rimando alla lettura del mio saggio „L’Eresia templare“ edito da Venexia Edizioni, 2008.
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