Se la realtà supera la finzione

 

 

Sicuramente abbiamo sentito parlare dell’Operazione Odessa, Organisation Der Ehemaligen SS Angehörigen  (organizzazione degli ex appartenenti alle SS). Il giornalista argentino Uki Goni si dice convinto che un’Odessa vera e propria non sia mai esistita, ma che alla fine della Seconda guerra vi siano state delle azioni isolate; volte all’espatrio clandestino dei nazisti dalla Germania. Ma se così fosse, difficilmente si potrebbe spiegare la perfetta organizzazione delle ratlines, le vie di fuga disseminate di conventi e la collaborazione di importanti asssociazioni umanitarie.

Invece Simon Wiesenthal, grande cacciatore di nazisti, credeva fermamente che esistesse una rete internazionale alla base della fuga sistematica di ex ufficiali delle SS dall’Europa. Nel 1972 l’autore inglese Frederick Forsyth contribuì alla diffusione di tale teoria con il suo thriller Dossier Odessa . Da quel momento, il termine Odessa è diventato sinonimo dell’organizzazione supposta da Wiesenthal. Un fantasma inquietante, la cui ombra arriva sino all’America Latina e la cui esistenza passata nel mondo dei vivi viene tuttavia negata a dispetto dell’evidenza.

ll fatto è che definizioni come organizzazione segreta oppure anche società segreta da sempre spaventano i governi. Perché i governi sanno che tali reti eistono, che sono molto efficienti, che hanno grande potere e possono causare colpi di Stato, guerre, complotti internazionali. Sanno che, proprio a causa della loro segretezza, sono difficili da eliminare. È quasi impossibile tenerle sotto controllo e sono praticamente inafferrabili. Sono come una malattia divoratrice che attacca lo Stato alle radici e lo consuma poco a poco. E poi sono una vergogna. E le vergogne vengono taciute.

bestseller di Forsyth su organizzazione odessa

Operazione Odessa: il famoso thriller di Frederick Forsyth, 1972.

Quindi Stati e governi si dimostrano reticenti a riconoscere l’esistenza di queste organizzazioni costantemente attive nell’ombra, giacché la loro esistenza è la dimostrazione della debolezza dei governi stessi. Di conseguenza anche il fenomeno Odessa viene negato a priori, senza nemmeno cercare di approfondire cosa possa celarsi dietro di esso.

Simon Wiesenthal afferma nel suo libro Doch die Mörder leben di aver avuto la possibilità di vedere un protocollo stilato nell’agosto 1944, un documento dal contenuto inquietante: „Nella primavera del 1946 un ufficiale americano si presentò alla nostra sede di Linz con un pesante zaino e ne estrasse una grossa busta blu. I documenti custoditi nella busta, così disse, li aveva presi ad un certo colonnello Keitel nel campo di concentramento di Ebensee, vicino a Bad Ischl. Gli americani non avevano notato, come del resto nemmeno io, che si trattava di uno dei documenti più sorprendenti che mai fossero caduti nelle mani degli alleati alla fine della guerra.”

Il dossier che non doveva esistere

Il testo del protocollo, a detta di Wiesenthal, riguardava l’Operazione Odessa. In effetti il thriller di Frederick Forsyth sembra essersi ispirato a un fatto vero. Il giornalista Guido Knopp, specialista delle guerre mondiali del XX secolo, ne parla nel suo saggio Die SS. Eine Warnung der Geschichte. Nell’aprile 1972 ci fu una perquisizione nella casa di Friederich Schwend, un capo delle SS che era fuggito a Lima, in Perù. Qui fu scoperto un archivio segreto nascosto nella cantina dell’abitazione, e tra i diversi protocolli vi era anche… il dossier Odessa. Di che si trattava?

Jose Mengele1956

Josef Mengele fuggito in Argentina grazie all’Odessa.

Un centinaio di persone si erano riunite a Marbella, in Spagna, all’inizio degli anni Sessanta. Tra i presenti: sei ufficiali delle SS che all’epoca vivevano in Israele e lavoravano per i servizi segreti israeliani (sic). Questi uomini furono convocati a Marbella proprio da una fantomatica organizzazione che si chiamava…Odessa.

Inoltre – sempre secondo Knopp – l’esistenza di un’organizzazione che favoriva l’espatrio clandestino dei nazisti in Sudamerica sarebbe confermata da un documento segreto del governo americano che risale al 1974. Del resto sappiamo che anche il servizio segreto americano CIC (Counter Intelligence Corps) era al corrente dell’ l’esistenza di vie di fuga organizzate per i capi nazisti, e tuttavia non ha mosso un dito per impedirne l’espatrio.

Lo storico Gerald Steinacher ha svolto ampie ricerche sulle vie di fuga dei nazisti e confermato la collaborazione della Chiesa Cattolica e delle organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa, che fornivano nascondigli nei conventi e passaporti per l’espatrio lungo le cosiddette ratlines, fino all’imbarco per l’America latina che solitamente avveniva a Genova. Soprattutto la Chiesa aveva buoni motivi per questo. Secondo Steinacher si trattava di una sorta di Crociata per la ricristianizzazione dell’Europa e quindi la conversione dei nazisti pagani. Un passaggio a bordo di una nave in cambio dell’adesione al credo cattolico, che lo storico chiama ironicamente de-nazificazione per mezzo del battesimo.

Grazie a questa de-nazificazione dal sapore poco ortodosso, fuggirono personaggi del calibro di Adolf Eichmann, Josef Mengle, Klaus Barbie. Sotto il naso di servizi segreti americani e israeliani, servizi umanitari come la Croce Rossa, e con il beneplacito del Vaticano.

Il tema del nazismo e delle sue impicazioni con le società segrete viene trattato in un capitolo del mio saggio Trappola Globale, in cui parlo del governo ombra delle banche e delle multinazionali, dei pericoli della globalizzazione.

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