Protagoniste di un’epoca oscura

 

 

Le prime regine di Egitto. Pochi conoscono i loro nomi esotici: Hotep-Neith, Bener-ib, Chened-Hapi, Her-Neith, Merit-Neith, Seshemetka, Semat, Seret-Hor, Batjiries. E poco se ne parla. Le potenti signore di allora solitamente rimangono in ombra, offuscate dalla presenza ridondante dei Compagni di Horus, arcaici re delle Due Terre. Eppure alcune di  queste donne hanno rivestito un ruolo di primo piano. Allora vediamo chi erano.

La traccia di Hotep-Neith, emersa dalle sabbie del deserto a tre chilometri di distanza dall’attuale città di Naqada, si rivelò addirittura monumentale. Una tomba con le facciate a nicchie di palazzo talmente imponente, da far credere all’archeologo Jacques de Morgan che si trattasse del sepolcro di un re. Morgan la scoprì nel 1897 e nella maschilista società ottocentesca ancora si pensava che soltanto gli uomini potessero fruire di monumenti così grandi.

Tombe imponenti nelle sabbie del deserto. Steli con nomi femminili

La tomba in mattoni crudi risaliva alla I dinastia. Dimensioni: 54 x 27 metri, era fatta a mastaba, con mura esterne lavorate a nicchie e priva di stanze ipogee. La camera mortuaria si trovava al pianterreno, accanto ai magazzini funerari. Un muro perimetrale circondava il complesso funerario. Impressionati dalle sue dimensioni, gli archeologi la chiamarono subito la “grande tomba”. Ma per chi era stata costruita? Quale sovrano era stato sepolto là dentro? Purtroppo anche questo monumento, come molti altri, fu saccheggiato nell’antichità. Gran parte del corredo funerario era stata rimossa.

Tavoletta di Hotep-Neith. Visibile è il simbolo con scudo e frecce incrociate della dea Neith usato dalle prime regine di Egitto. „BoneLabelQueenNeithhotep-BritishMuseum-August21-08“ von User:Captmondo (Own work (photo)). Lizenziert unter Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 über Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:BoneLabelQueenNeithhotep-BritishMuseum-August21-08.jpg#mediaviewer/Datei:BoneLabelQueenNeithhotep-BritishMuseum-August21-08.jpg

Placchetta di Hotep-Neith, British Museum, Londra. È visibile il simbolo delle frecce incrociate sullo scudo, quello della dea Neith usato dalle prime regine di Egitto. „BoneLabelQueenNeithhotep-BritishMuseum-August21-08“ von User:Captmondo (Own work (photo). CC BY-SA 3.0

Tuttavia si trovarono ancora  alcuni otri di pietra, placchette d’avorio, oggetti di cosmetica, sigilli di argilla che portavano i nomi di re Narmer, del figlio di questi e suo successore al trono Hor- Aha e della regina: Hotep-Neith. Inoltre ad Abydos, nella tomba di re Djer, si trovò un coperchio d’avorio in cui appariva il nome di Hotep-Neith accompagnato dal titolo Compagna delle due Signore, in riferimento alla dea cobra Uto e alla dea avvoltoio Nekhbet, rispettivamente la patrona del Basso e quella dell’Alto Egitto. Un titolo regale. A Naqada, invece, fu trovato un sigillo in cui il nome di Hotep-Neith era racchiuso in un serekh, la simbolica facciata di palazzo. Dunque senza dubbio una regina.

Questo tipo di iscrizione con serekh era infatti usata nel periodo protodinastico esclusivamente dai sovrani, gli unici che potevano far iscrivere il proprio nome in una facciata di palazzo (a partire dalla III dinastia il serekh sarebbe stato sostituito dal cartiglio). Interessante è il fatto che mentre sul serekh dei re troneggiava di solito il falco Horus (occasionalmente anche il canide tipico di Seth), su quello di Hotep-Neith appariva invece il simbolo di Neith, dea del Delta.

La tal cosa non sorprende, se pensiamo che lo stesso nome della regina, Hotep-Neith, significava: Neith è contenta. La sovrana della I dinastia, moglie di Narmer, aveva scelto per sé la protezione di una divinità femminile, una dea di primo piano di origini molto antiche il cui simbolo era uno scudo con due frecce incrociate. Scriveva l’egittologo Walter Emery:

“Nel periodo di cui ci occupiamo (il periodo arcaico) il culto di Neith era largamente diffuso e questa dea era una delle divinità più importanti del Basso Egitto.” (W. Emery,” Archaic Egypt”, pag. 63)

 Ma il fatto che una tomba così imponente fosse stata costruita per una donna, sorprese l’ambiente egittologico che subito cercò una spiegazione nel fatto che Hotep-Neith avesse assunto la reggenza del figlio. Pareva impensabile che una donna avesse regnato l’Egitto come sovrana assoluta. La stessa Hatshepsut che, molto più tardi avrebbe preso posto da regina incontrastata sul trono delle Due Terre proclamandosi figlia di Amun, lo fece in qualità di reggente di Thutmosis III, il figlio dell’ex marito morto Thutmosis II e di una concubina di lui.

Re Narmer celebrò la sua unione con una regina del Delta?

Bisogna tener conto però che ben poco sappiamo del periodo predinastico e anche di quello protodinastico. Forse in origine il trono delle Due Terre non era una prerogativa esclusivamente maschile. Esiste poi un altro reperto importante che potrebbe essere direttamente collegato a questa regina e testimoniarne ulteriormente l’importanza soprattutto nell’area del Delta: la testa di mazza di re Narmer. L’oggetto è oggi custodito all’Ashmolean Museum di Oxford. Fu scoperto dal team dell’egittologo inglese Flinders Petrie nel tempio di Nekhen, il santuario del falco e il luogo in cui fu trovata anche una testa di pietra dai lineamenti orientaleggianti che Petrie interpretò come effigie di Narmer.

Ebbene, sulla testa di mazza del re è raffigurata una cerimonia. Re Narmer, la corona rossa del Delta sul capo, siede sotto un baldacchino, su cui volteggia la dea avvoltoio. Dietro il padiglione a baldacchino si vedono due personaggi che appaiono accanto al re anche sulla famosa Paletta di Narmer conservata al Museo Egizio del Cairo: il portatore di sandali Wn e la scriba Tjet. Davanti al re sfilano invece dei portatori di stendardi con i simboli dei differenti distretti delle Due Terre. Poi si vedono alcuni prigionieri, degli animali chiusi all’interno di un recinto e una raffigurazione schematica del tempio di Nekhen. Ma il particolare più interessante si trova proprio di fronte a Narmer: una lettiga in cui siede una figura avvolta in un mantello, non si capisce se sia uomo o donna.

Raffigurazione della testa di mazza di Narmer. È ben visibile il re assiso sotto il padiglione e davanti a lui la lettiga con una sagoma avvolta in un mantello. Disegno di Sabina Marineo.

Raffigurazione della testa di mazza di Narmer. È ben visibile il re assiso sotto il padiglione e davanti a lui la lettiga con una sagoma avvolta in un mantello. Disegno di Sabina Marineo.

Di chi si tratta? Flinders Petrie, Walter Emery e altri illustri colleghi del passato, interpretarono questa scena come la raffigurazione di una sorta di cerimonia nuziale. L’unione di re Narmer, uomo dell’Alto Egitto, con Hotep-Neith, una regina del Delta (Basso Egitto). Oggi si tende a rifiutare tale chiave di lettura e si preferisce interpretare la scena come una rappresentazione della festa heb-sed, il giubileo del regno di Narmer. Secondo questa teoria, la sagoma seduta nella lettiga sarebbe una divinità velata.

Anche quest’ultima è soltanto un’ipotesi che, sinceramente, non mi convince molto. Non vi sono indizi importanti che le attribuiscano una certa concretezza. Tanto più che l’elemento della divinità velata nella lettiga posta di fronte al re non è per nulla tipico dell’heb-sed. Anzi, sarebbe addirittura un unicum. Al contrario le osservazioni di Walter Emery riguardo al significato del rilievo sulla testa di mazza sono abbastanza illuminanti. Vediamole.

Emery sottolinea il fatto che la figura nella lettiga presenta una grande somiglianza con le immagini di donna scolpite su alcune tavolette di legno di Saqqara e che la tomba di Narmer, una semplice costruzione a due camere situata nella necropoli di Abydos, è di dimensioni modestissime in confronto a quella monumentale della regina Hotep-Neith eretta a Naqada. Ma se Narmer davvero fu l’unificatore delle Due Terre – come del resto suggerisce la famosa Paletta del Museo del Cairo – colui che unì con la forza delle armi l’Alto e il Basso Egitto in un unico Paese, com’è possibile che sua moglie sia stata sepolta in un monumento molto più imponente del suo?

Emery: la vittoria di re giunti dal sud su regine del Basso Egitto

Walter Emery una risposta pertinente ce l’ha: perché all’epoca le regine del Delta dovevano godere di particolare importanza. Probabilmente erano le ultime depositarie di una lunga tradizione che si perdeva nel Predinastico e che si differenziava di molto dalla tradizione dell’Alto Egitto. Per questo motivo Narmer avrebbe celebrato in gran pompa la sua unione con Hotep-Neith facendola immortalare sulla testa di mazza: dopo aver vinto la popolazione del Delta con la forza delle armi, il conquistatore giunto dal sud legittimava il suo diritto al trono tramite le nozze con una regina del Delta. La vittoria armata non bastava a legittimare un cambio talmente radicale nella tradizione del Basso Egitto. Soltanto unendosi a Hotep-Neith, Narmer poteva essere riconosciuto come legittimo signore e fondatore di una nuova dinastia.

Tavoletta di Hor-Aha. In alto a destra è visibile una raffigurazione del tempio di Neith. La tavoletta ne illustra infatti la costruzione. Disegno di Sabina Marineo.

Tavoletta di Hor-Aha. In alto a destra è visibile una raffigurazione del tempio di Neith. La tavoletta ne illustra infatti la costruzione. Disegno di Sabina Marineo.

Potrebbe essere stato davvero così? Del resto anche i reperti archeologici rivelano una profonda differenza fra nord e sud dell’Egitto predinastico, sia in campo architettonico che in ambito sociale e culturale. Non per nulla l’Egitto continuò a essere chiamato dai suoi abitanti le Due Terre anche dopo l’unificazione di Narmer e fino alla fine, quasi a voler sottolineare una diversità che di certo in origine vi fu, in ossequio alla tradizione.

Nonostante gli indizi apportati dai reperti e la ragionevolezza della tesi di Emery, ancora non si vuole ammettere la possibilità che nella zona del Delta siano esistite delle regine più influenti dei loro pendant maschili. Invece si vuole spiegare l’importanza di Hotep-Neith con il fatto che forse la regina fu, per un certo periodo, reggente del figlio Hor-Aha. Cosa che non motiva però in modo esaustivo né la maestosità della tomba di lei in confronto a quella del marito, né la misteriosa raffigurazione della testa di mazza.

A Hotep-Neith seguì la regina Bener-ib. Sappiamo che ella fu la moglie di Hor-Aha, il successore di Narmer. Altra moglie di Hor-Aha dev’essere stata la regina Chened-Hapi, la quale diede alla luce Djer. Quindi sembrerebbe che Hor- Aha abbia avuto almeno due mogli, una delle quali (Chened-Hapi) gli donò un successore al trono. Altro di queste donne, per il momento, non sappiamo.

Her-Neith: il reperto che mise l’egittologo Flinders Petrie sulle sue tracce, fu…un braccio mummificato separato dal resto del corpo. Petrie lo trovò nel 1900 nella tomba del faraone Djer, ad Abydos. Il braccio era circondato da eleganti monili di perle, oro, lapislazzuli, turchesi e ametiste. Oltre al braccio, nella tomba furono trovati altri resti di donna, tra cui un teschio. Sulle prime si pensò che i resti appartenessero alla regina Her-Neith, moglie di Djer, che questa fosse stata semplicemente seppellita con il marito. Ancora una volta non si voleva accettare l’idea che una donna potesse aver goduto di onori tali, da essere deposta in un monumento importante. Invece no. Anche Her-Neith, come Hotep-Neith, riposò in una tomba monumentale con la facciata a nicchie di palazzo costruita appositamente per lei.

La costruzione si trova a Saqqara , viene oggi chiamata mastaba S3507. E non c’è motivo di pensare che durante la I dinastia le regine venissero seppellite insieme con i re loro mariti o figli che fossero. Solitamente avevano una tomba propria. Nella mastaba di Her-Neith fu trovata una tavoletta d’avorio che raffigura un’altra scena rituale. Due persone celebrano un rito intorno a un oggetto non identificato. Il nome della cerimonia è stato tradotto da Walter Emery: “accogliendo il nord e il sud”. Non sappiamo di che si trattasse.

Centinaia di vittime sacrificali nelle necropoli della I dinastia e i signori del Falco

Merit-Neith. Forse i più impressionanti complessi funerari di una regina della I dinastia sono i suoi. Due tombe. Una si trova ad Abydos, è una mastaba costruita con il tipico stile dell’Alto Egitto che preferiva alle facciate a nicchie la forma di tumulo a collina. Era circondata da un muro di recinzione, aveva due steli sulla facciata principale su cui era scolpito il nome della regina, ed era circondata da ben 40 tombe secondarie. Tombe con vittime sacrificali. Fortunatamente questo uso, che pare essere stato iniziato da re Hor-Aha, terminò con la fine della I dinastia.

I monumenti di alcuni sovrani erano circondati addirittura da centinaia di vittime sacrificali (si arrivò a superare la cifra di 500 persone): familiari, cortigiani, servi. Il fatto che anche l’imponente tomba di Merit-Neith avesse questa struttura e presentasse tali peculiarità portò gli archeologi – e come sarebbe potuto essere altrimenti –  a riconoscervi inizialmente la tomba di un re. Invece le steli parlano chiaro: il nome è quello di una donna che si faceva chiamare “Amata da Neith”. L’altra tomba di Merit-Neith si trova a Saqqara, e ha la tipica forma architettonica del nord, quella a nicchie di palazzo. Originariamente era dipinta di bianco e raggiungeva un’altezza di ben 5 metri. Anche intorno a questo sepolcro si nota la presenza di tombe sacrificali.

Il nome di Merit-Neith non appare solamente sulle steli funerarie, ma anche su diversi sigilli e vasi, accanto a quelli dei re Djer, Wadji e Den. Su di un sigillo di Saqqara il nome della regina è poi circondato dal serekh, la facciata di palazzo tipica della titolatura reale. Forse Merit-Neith era figlia di Djer e moglie di Wadji. Ma anche questa è solo una supposizione. Probabile è che abbia regnato quale sovrana assoluta per diversi anni. Questo spiegherebbe la maestosità della sua tomba.

Dopo Merit-Neith il buio si fa di nuovo più fitto. Le regine Seshemetka, Semat e Seret-Hor furono probabilmente tutte mogli di re Den, identificate grazie alla Lista dei re di Abydos. Mentre la Pietra di Palermo menziona Batjiries quale madre di re Semerchet. E questo è tutto. Come vediamo, le prime regine restano un enigma. Del resto, anche dei re del periodo arcaico sappiamo ben poco. La differenza è che questi ultimi sono sempre stati visti come i protagonisti assoluti all’alba dei regni dinastici.

Stele della regina Merit-Neith, Museo del Louvre. Il simbolo della dea: le due frecce incrociate sopra lo scudo. „Merneith stele“ von Juan R. Lazaro - Photo by Juan R. Lazaro source. Lizenziert unter Creative Commons Attribution 2.0 über Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Merneith_stele.jpg#mediaviewer/Datei:Merneith_stele.jpg

Stele della regina Merit-Neith, Museo del Louvre. Il simbolo della dea: le due frecce incrociate sopra lo scudo.
„Merneith stele“ von Juan R. Lazaro – Photo by Juan R. Lazaro source. CC BY 2.0

Ed è probabile che, dopo la conquista armata e forse con qualche intervallo durante il quale salirono al trono delle regine, lo siano veramente stati. Con l’uso della forza. Le raffigurazioni dei reperti parlano chiaro: questi signori armati di mazza o arpione massacravano tutti i loro nemici senza pietà. Il processo di unificazione delle Due Terre che molti studiosi definiscono, con un delicato eufemismo, emergenza dello Stato, altro non fu che una catena di guerre. Erano le prevaricazioni e i massacri perpetrati da coloro che si dicevano Compagni di Horus e che furono immortalati nelle leggende sacre, in cui si vantavano di annientare i nemici con armi di fuoco.

Eppure quel regno del Delta di cui parlò Walter Emery, la tradizione in cui sarebbero nate le regine che veneravano la dea Neith di Sais, potrebbe esserci stato veramente. L’egittologa francese Béatrix Midant-Reynes scrive:

Durante la prima metà del IV millennio il Basso Egitto conobbe dunque un’evoluzione differente da quella che ebbe luogo nel sud del Paese.(…) Sfuggì al processo di gerarchizzazione che caratterizzò lo sviluppo sociale nell’area di Naqada, anche se non si può parlare a tale proposito di una società egalitaria.(…) La società di Maadi, di tipo agricolo- pastorale, mobilizza le forze produttive probabilmente sotto forma di unità familiari che vivono in una stretta collaborazione.” (Midant-Reynes, “Aux origines del ‘Egypte”, pag. 116)

 E proprio questa differenza di cui parla l’egittologa francese potrebbe essere il motivo della tipica denominazione dell’Egitto: tawi , le Due Terre. Una definizione che ha le sue origini all’alba della storia egizia e continuerà a essere sempre attuale. Il territorio fertile del Delta, e quello più desertico del sud. Il Basso Egitto, da sempre esposto agli influssi mediorientali che giungevano attraverso la via del Sinai, e l’Alto Egitto appartenente ai selvaggi signori di Nekhen, quelli dalla mazza piriforme.

Per approfondire il tema dell’Egitto predinastico e protodinastico, rimando al mio saggio “Prima di Cheope” edito da Nexus Edizioni, 2013.

 

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