Quel volto nascosto

Non è forse vero che le maschere solleticano la nostra curiosità? Un volto celato agli sguardi è sempre qualcosa di affascinante. In fin dei conti il mistero ci piace. E poi gli enigmi fanno parte della vita. Fanno parte della storia. Quanti interrogativi sul nostro passato sono ancora senza risposta? Non basterebbe un libro ad elencarli tutti, ci vorrebbe un’intera biblioteca. L’uomo dalla maschera di ferro è una di queste domande apparentemente senza risposta. In realtà una soluzione possibile e anche abbastanza logica c’è, ma per trovarla è necessario andare a spulciare pazientemente gli archivi di Francia alla ricerca dei documenti decisivi che tolgano la maschera all’uomo del mistero. Un volto nascosto oltre la porta di una cella per un lunghissimo lasso di tempo, forse trent’anni. Una vita intera. La Maschera di ferro fu il segreto tetro e pericoloso che offuscò lo splendore di Re Sole.

Con il suo romanzo Il visconte di Bragelonne, Alexandre Dumas lo rese noto in tutto il mondo. La soluzione da lui proposta si ispirava alle ricerche di Voltaire. Un secolo prima il grande letterato francese aveva indagato sull’Uomo dalla maschera di ferro e raccolto utilissime informazioni. Le sue deduzioni sono illuminanti. Dopo attenta analisi, Voltaire pensò di aver risolto il problema. In realtà gli mancava ancora il pezzo più importante del puzzle. Quello che abbiamo noi oggi e che va cercato alla Bastiglia. Ma andiamo per ordine. Siamo nel 1751. Nel venticinquesimo capitolo dell’opera Le Siècle de Louis XIV, Voltaire scrive:

“Alcuni mesi dopo la morte di Mazzarino si verificò un avvenimento senza precedenti che, cosa non meno singolare, fu ignorato da tutti gli storici. Si condusse in gran segreto alla fortezza dell’isola di Santa Margherita, nel mare di Provenza, un prigioniero sconosciuto di altezza superiore alla media, giovane e dal portamento nobile e fiero. Questo prigioniero portava durante il viaggio una maschera il cui sottogola era munito di molle d’acciaio che gli permettevano di mangiare pur tenendo la maschera sul volto. Era stato ordinato di ucciderlo nel caso in cui egli si scoprisse. Il prigioniero rimase sull’isola fino a quando un ufficiale di fiducia di nome Saint Mars, governatore di Pinerolo, essendo stato nominato nel 1690 governatore della Bastiglia, andò a prenderlo e, dall’isola di Santa Margherita, lo condusse, sempre mascherato, alla Bastiglia.Il marchese di Louvois gli fece visita sull’isola prima del trasferimento. Lo sconosciuto venne portato alla Bastiglia, dove fu alloggiato nel modo più comodo possibile per quella fortezza; non gli si negava nulla di ciò che chiedeva. Egli prediligeva la biancheria di straordinaria eleganza e i pizzi. Suonava la chitarra, veniva trattato con il massimo rispetto, e il governatore si sedeva raramente davanti a lui. Un vecchio medico della Bastiglia che lo curò diverse volte disse di non aver mai visto la sua faccia, nonostante ne avesse esaminato la lingua e il resto del corpo. Secondo il medico egli aveva una bellissima figura, la pelle un po’ scura, un timbro di voce che risvegliava interesse in chi lo ascoltava. Non si lamentava della propria situazione e non faceva niente per svelare il suo segreto. Questo sconosciuto morì nel 1703 e fu sepolto nella parrocchia di Saint Paul durante la notte. Ciò che stupisce maggiormente è il fatto che quando lo sconosciuto fu mandato sull’isola di Santa Margherita in Europa non scomparve nessun uomo importante.”

maschera-di-ferro - La vera storia e il segreto alle origini della leggenda

Voltaire, il primo autore che scrisse sull’Uomo dalla maschera di ferro. Il letterato si occupò per anni di questo enigma e pensò, alla fine, di averlo risolto identificando nel prigioniero mascherato un gemello di Re Sole.

Voltaire s’era imbattuto nel singolare episodio già prima del 1738. Durante i suoi soggiorni forzati alla Bastiglia – vi fu rinchiuso due volte –, il letterato aveva avuto la possibilità di raccogliere diverse testimonianze sul prigioniero. L’affare lo coinvolse in una serie di indagini che sarebbero continuate per anni. Ben presto, però, dovette arrendersi all’evidenza. Si trattava di un segreto di Stato talmente ben custodito, che non sarebbe mai riuscito a venirne a capo appoggiandosi a prove concrete. Poteva soltanto formulare delle ipotesi. Alla fine optò per la teoria che identificava lo sconosciuto con il fratello gemello di re Luigi XIV, Re Sole. E proprio su questa idea di Voltaire il romanziere Dumas basò, un centinaio d’anni dopo, il suo personaggio mascherato al centro de Il visconte di Bragelonne.

La motivazione presentata dal letterato Voltaire si basa su una logica schiacciante: se si voleva nascondere il volto del detenuto dietro una maschera con tale accuratezza, ciò significa che i suoi lineamenti dovevano essere noti a molte persone. In un’epoca in cui la fotografia non esisteva, sicuramente le facce celebri – quelle che ognuno avrebbe riconosciuto senza troppi problemi – erano poche, e la più famosa di tutte apparteneva al re di Francia. Dunque la Maschera di ferro doveva essere un fratello gemello del sovrano. Un’argomentazione ineccepibile.

In un’edizione successiva de Le Siècle de Louis XIV, Voltaire aggiunge nuove informazioni:

“Tale prigioniero era sicuramente una personalità importante (…) Il governatore poneva di propria mano i piatti sul tavolo del detenuto e si ritirava dopo aver chiuso la porta della cella.”

Ma prima di essere trasferito alla Bastiglia, l’Uomo dalla maschera di ferro era stato rinchiuso per alcuni anni nella fortezza dell’isola di Santa Margherita, presso Nizza, sotto la sorveglianza del governatore Saint Mars. Un cugino del governatore Saint Mars di servizio sull’isola, l’ufficiale Blainvilliers, riuscì a spiare la Maschera nascostamente. Blainvilliers riferì:

“(…) aveva un volto pallido, la figura alta e ben proporzionata, con le gambe un po’ grosse in basso, i capelli bianchi, anche se non sembrava molto vecchio.”

Dunque il prigioniero doveva avere un’età matura allorché raggiunse Santa Margherita, e cioè prima di essere trasferito alla Bastiglia. Non era il giovane di cui parlava Voltaire, forse ingannato dal particolare del portamento fiero.

Un documento della Bastiglia fa luce sul mistero

Non poteva trattarsi di un giovane, poiché in realtà l’Uomo dalla maschera di ferro era già stato imprigionato per anni in carceri diverse. Dalla prima apparizione a Pinerolo, era passato poi ad Exilles, a Santa Margherita, e infine alla Bastiglia. Ma che sappiamo, esattamente, di quell’odissea tormentata che sospinse l’infelice da una prigione all’altra per ben trent’anni?

Bénigne Dauvergne de Saint-Mars gouvernor of the Pignerol prison-free

Il governatore Saint-Mars incaricato di sorvegliare l’Uomo dalla maschera di ferro da Pinerolo all’Isola di Santa Margherita, sino alla Bastiglia. Probabilmente Saint-Mars fu il solo a conoscere la sua identità.

Ogni carcere doveva essere ristrutturato prima del suo arrivo. Affinché l’isolamento fosse totale, venivano sempre costruite tre porte di accesso alla sua cella, mentre all’interno di essa la finestra doveva essere munita di tripla inferriata. La corrispondenza intercorsa tra Luigi XIV, Saint Mars e il ministro alla Guerra Louvois circa la detenzione della Maschera e che possediamo tutt’oggi, riporta somme enormi, spese per mantenere in vita lo sconosciuto in modo principesco e nel più grande segreto. La prima tappa fu, quindi, Pinerolo. Nella fortezza piemontese – più tardi distrutta – l’Uomo dalla maschera di ferro iniziò la sua detenzione. E sin dall’inizio era sotto la sorveglianza del governatore Saint Mars, il quale veniva profumatamente pagato per questo servizio.

Voltaire non lo sapeva. Il letterato era convinto che lo sconosciuto fosse apparso per la prima volta a Santa Margherita, e cercava quindi di individuare la sparizione di un personaggio importante dalla scena europea con una decina d’anni di ritardo. Senza essere al corrente di Pinerolo, Voltaire non poteva risolvere l’enigma. Cercava nell’epoca sbagliata. Ma se avesse avuto accesso a un certo documento della Bastiglia, si sarebbe reso conto dell’errore.

Ed è questo il pezzo mancante del puzzle: il documento della Bastiglia. La prova storica che collega la Maschera alla fortezza piemontese di Pinerolo, ci viene fornita da un carceriere della temuta prigione parigina, il luogotenente du Junca. Quest’uomo coscienzioso riportava sistematicamente in un suo registro l’entrata e l’uscita di ogni prigioniero dal castello. Non era tenuto a farlo, ma evidentemente ci teneva a sapere con esattezza chi arrivava alla fortezza e chi la lasciava, con tanto di date. E all’arrivo della Maschera – nel 1698 – du Junca scrisse:

“Giovedì 18 settembre alle tre del pomeriggio è arrivato il signore di Saint Mars, nuovo governatore del castello della Bastiglia, proveniente dalle isole di Santa Margherita e Honorat, portando con sé nella sua lettiga un vecchio prigioniero che egli custodiva già a Pinerolo. Questo prigioniero è sempre mascherato e nessuno ne conosce il nome.”

Un vecchio prigioniero mascherato che Saint Mars custodiva già a Pinerolo. E chi custodiva Saint Mars, ex moschettiere del re e buon amico del famoso D’Artagnan, a Pinerolo? Un prigioniero più che prominente, la cui maschera celava un volto celebre almeno quanto quello di Re Sole. Un personaggio che anni dopo, ufficialmente, sarebbe morto nella fortezza piemontese improvvisamente, in preda a convulsioni e mal di cuore. Ma si trattava di una messinscena, una misura di sicurezza per farlo sparire per sempre dietro una maschera. Non si voleva ucciderlo, perché quest’uomo conosceva un segreto della massima importanza. E forse Luigi XIV sperò davvero, fino all’ultimo respiro della Maschera di ferro, di venirne a capo. Non fu così.

La Bastiglia, Israël Silvestre, 1652

Intanto però l’Uomo dalla maschera di ferro morì. Prima del sovrano. Spirò portando il suo segreto nella tomba, dimenticato dal mondo, in una cella della Bastiglia. Rassegnato e triste, incise alcuni versi poetici sulla porta del carcere che lo teneva prigioniero. Versi nostalgici, che aveva composto per lui un amico poeta e che rispecchiavano il suo tragico destino:

“Oronte est a present un object de clemence;
s’il a cru les conseils d’une aveugle puissance,
il est puni par son sort rigoreux,
et c’est etre innocent que d’etre malheureuse.”

Nel novembre 1703 l’Uomo dalla maschera di ferro spirò alla Bastiglia e fu seppellito nel cimitero parigino di Saint Paul. Sul registro di du Junca e sul libro parrocchiale si riportò un nome falso, cancellando per sempre l’identità del prigioniero. Ma chi pensava di gettare quest’uomo nel dimenticatoio non aveva fatto i conti con la memoria del mito. Una forza che contrasta lo scorrere del tempo. La leggenda rimane e invita i ricercatori più curiosi a far luce sugli enigmi. Ed è così, inizialmente per una curiosità personale, che ho iniziato ad indagare sul segreto dell’Uomo della maschera di ferro. Passo dopo passo, mi sono avvicinata al prigioniero sconosciuto. Una traccia documentaria mi ha consentito di togliergli la maschera. Ho scoperto il suo nome e il volto triste di un uomo che fu molto potente e invidiato, e che la sorte condannò alla solitudine perpetua.

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