Reliquia più importante del dio egizio
Osiride rimane un enigma. Contrariamente ad altre divinità come Min, Neith, Horus oppure Seth, non si manifesta in modo evidente in epoca predinastica ma sembra essere un dio relativamente “giovane”, tant’è vero che sin dai tempi più antichi veniva raffigurato in sembianze umane e non con un aspetto zoomorfo. Nelle necropoli, Osiride sostituì il più antico Khenti-mentju, “Il primo degli occidentali”, e più tardi divenne tutt’uno con l’immagine di questi dando luogo al sincretismo: Osiride-Khenti-mentju.
Se all’alba dell’epoca dinastica i re egizi si definivano personificazione del falco Horus sulla terra, a partire dalla V dinastia la simbologia divenne più complessa. Dopo l’incoronazione il sovrano era Horus, alla sua morte diveniva Osiride. Nelle rappresentazioni geroglifiche Osiride indossa una tunica aderente e lunga, come il dio Ptah, sul suo capo è la corona atef, le mani stringono lo scettro e il flagello, simboli di regalità. Il significato del suo nome Wsjr (o Asjr) si presta a diverse interpretazioni, due delle quali sono “Quello dai tanti occhi” e “Sede dell’occhio”, ma non è possibile fornire una traduzione precisa del termine.
Un’iscrizione della XVIII dinastia lo vuole erede al trono del dio Geb e figlio dell’unione di quest’ultimo con Nut. Geb e Nut, la Terra e il Cielo si uniscono e danno vita a Osiride. I Testi delle piramidi lo chiamano il “Grande Verde” perché Osiride, prima di essere il dio dei morti, è la divinità della vegetazione e della fertilità. È detto anche il “Grande Nero” con riferimento alla terra scura e fangosa della Valle del Nilo, fonte di vita.
I Testi delle piramidi lo presentano in concomitanza con la coltivazione dei campi. Dopo che gli esseri umani avevano popolato la terra e poiché dovevano occuparsi della caccia per procurarsi il cibo necessario, così i Testi, Osiride pensò di aiutarli. Inventò la zappa e cominciò a zappare la terra.
Nei solchi sparse la semenza. L’orzo e il lino crebbero bene e prosperarono, ne approfittarono sia gli esseri umani che gli animali. Entrambi derivavano dall’orzo il nutrimento necessario alla vita, e gli esseri umani trovavano nel lino il materiale più adatto per confezionarsi delle vesti. La situazione favorevole scatenò l’invidia del fratello Seth, che decise di distruggere l’opera di Osiride. Seth trasformò se stesso in un caprone e i suoi amici in capre. Poi il gregge si precipitò a far man bassa dei campi coltivati.
La malvagità di Seth non sfuggì agli occhi attenti delle altre divinità. Queste attaccarono le capre e ne uccisero in gran numero. Il loro sangue concimò i campi di Osiride e fece sì che le Due Terre divenissero ancor più rigogliose. Da quel giorno, che segnava la vittoria di Osiride, si festeggiò la cerimonia annuale dello “zappare la terra”. Avveniva così: un bambino spargeva la semenza nei solchi scavati da neri buoi mentre un sacerdote raccontava la leggenda di Osiride e benediva l’azione rituale.
Dal mito nacque l’immagine di Osiride che sacrificava il proprio corpo come fosse semenza e poi risorgeva dalla morte, incarnandosi nelle spighe di grano.
Osiride, dio della fertilità, e Iside sua sorella
Un simbolo di Osiride è proprio il fascio di spighe e alcuni studiosi ritengono che il feticcio Djed (o Zed) rappresenti questo: un fascio di spighe che sarebbe, al contempo, la colonna vertebrale di Osiride e quindi il simbolo della sua vita sacrificata per il bene dell’Egitto. Morte e rinascita. Nell’epoca tarda, osserva l’egittologo Walter Belz, anche il rito funerario veniva chiamato lo “zappare la terra”.
La morte di Osiride è uno dei punti centrali del suo mito. Ancora una volta questo fratello e sposo di Iside si trova confrontato con la malvagità del fratello Seth che lo uccide. Il mito della morte e di ciò che accadde dopo il fratricidio viene narrato, a seconda della leggenda, in modo differente. Plutarco racconta che il diabolico Seth convinse il fratello a stendersi in una cassa che poi egli improvvisamente chiuse e fece gettare in acqua. Secondo altre narrazioni, il corpo di Osiride fu smembrato, e i pezzi sparsi in luoghi differenti.
In ogni caso fu sempre Iside, aiutata dalla sorella Nephtys, a mettersi alla ricerca delle spoglie dell’amato. Si recò nella città libanese di Byblos e trovò la salma di Osiride che dormiva un sonno eterno nascosta nel tronco di un possente cedro. Iside, signora della magia, riuscì a riportare in vita lo sposo perduto per un’ultima volta, quanto bastava per farsi fecondare da lui. E da questa unione fugace, in un canneto del Delta, vide la luce Horus, figlio di Iside e Osiride. Sarebbe stato lui, un giorno, a vendicare il padre sconfiggendo Seth e assicurando la durata della dinastia divina.
Non solo la fertilità e la morte erano legati a Osiride, anche le stelle. Una lapide della XVIII dinastia recita:
“A lui sono soggette le stelle, quelle che non tramontano mai, le stelle instancabili sono le sue abitazioni.”
Infatti, dopo la morte, Osiride era divenuto sovrano del duat, il mondo invisibile dei defunti. Il regno degli astri della notte era dominio di Osiride. Il dio veniva associato alla costellazione di Orione. Lassù, nella sfera celeste, il suo aspetto scintillante ricordava che esiste una vita dopo la morte e che il faraone un giorno avrebbe abbandonato le sue spoglie chiuse nel sarcofago per salire al cielo e diventare immortale tra le stelle.
La testa di Osiride riposava ad Abido
Il culto di Osiride sembra essere iniziato nella zona del Delta, nella città di Busiris, dove il dio assunse gli attributi dello scettro e del flagello da una divinità più antica, Anezti. Sempre in questa città, già durante il Regno Antico, Osiride veniva venerato come divinità che benediva i campi.
Il mito dello smembramento del corpo del dio portò allo sviluppo di differenti culti delle sue reliquie, in diversi distretti del Paese. I complessi sacri principali si trovavano a Busiris, Menfi, Philae, Abido. A quest’ultima città spettò il primato di possedere la reliquia forse più importante: la testa del dio.
Abido si trova nell’Alto Egitto. Qui, a poca distanza dalla collina di Umm-e-Qa’ab e cioè dall’antica Peqer, necropoli dei primi re, si conservava la testa di Osiride. La reliquia veniva custodita in un feticcio di legno dalla forma obsoleta: un palo, sulla cui sommità era fissato un contenitore bucherellato dalla forma a campana. Una rara immagine del feticcio si può ammirare nel tempio del faraone Sethos I, ad Abido. Un culto del cranio? Non é da escludersi, giacché questa parte del corpo umano fu oggetto di culto sin dai tempi più remoti.
Purtroppo tutte le reliquie di Osiride sono andate perdute, così come la sua mitica tomba descritta da testi antichi. Questi raccontano che il sepolcro del dio si trovava su di un’isola. La tomba di Osiride era circondata da un bosco sacro. Il cedro che originariamente s’innalzava accanto al monumento funebre del dio, continuando a crescere finì per racchiudere in sé la tomba di Osiride.
Un particolare estremamente interessante, giacché i cedri erano alberi tipici del Libano e abbiamo visto che, secondo una versione del mito di Osiride, la sorella Iside si recò proprio in una città libanese alla ricerca del corpo dello sposo defunto. Esiste una connessione più profonda e sconosciuta tra il dio egizio e la terra dei Cananei?
Per approfondire il tema dell’Egitto predinastico e protodinastico, rimando al mio saggio „Prima di Cheope“ edito da Nexus Edizioni, 2013.
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