Il ragazzo senza nome
Kaspar Hauser è davvero un caso unico. Questo giovane sconosciuto divenne, nel XIX secolo, una leggenda vivente. Se oggi quasi nessuno conosce la sua storia, all’epoca invece la popolarità di Kaspar fu tanto grande in tutta Europa, che lo chiamarono addirittura: “il fanciullo d’Europa”. Ma chi era il personaggio Hauser?
Apparve per la prima volta in una strada di Norimberga, nel 1828, con una lettera di presentazione stretta nel pugno. Era da solo, camminava in modo strano e a fatica. Non riusciva a parlare, borbottava appena qualche parola confusa. La lettera che portava con sé, era indirizzata all’ufficiale von Wessenig e si rivelò, a chi la lesse quel giorno, davvero sconcertante.
Il caso del secolo
Il mittente asseriva di conoscere la madre del ragazzo, una povera donna con altri dieci figli da sfamare. Raccomandava quindi l’infelice all’attenzione di von Wessenig, sperando che questi facesse di lui un soldato. Il giovane, recitava la lettera, era nato il 30 aprile 1812 e vissuto a Neumarkt, una località della regione tedesca Oberpfalz. Lo si era sempre tenuto in casa e cresciuto cristianamente, senza però rivelargli mai le origini della sua provenienza, né il nome del luogo in cui era stato allevato.Ultimo ragguaglio: il sedicenne si chiamava Kaspar. Nessun‘ altra informazione, l’autore della lettera preferiva restare anonimo.
Kaspar Hauser fu portato al presidio di polizia, sottoposto a interrogatorio, ma inutilmente. Non fu possibile cavargli di bocca una parola sensata. Il ragazzo farfugliava un’unica frase imparata a memoria e piagnucolava di continuo, come un bambino. In seguito ad accurate visite mediche, la verità venne a galla: Hauser era vissuto segregato per diversi anni, in completa solitudine, in un ambiente angusto e semibuio, così da aver disimparato a parlare e a camminare.
Le conseguenze di questa tortura erano evidenti: le sue gambe recavano le tipiche malformazioni del caso, la luce del giorno lo accecava, le voci delle persone e i rumori della strada lo assordavano, gli odori gli procuravano terribili dolori alla testa, le vivande lo disgustavano. Una brutta verità, soprattutto perché non si poteva immaginare il motivo che aveva spinto gli aguzzini a commettere un tale crimine nei confronti di un bambino. Un caso sconvolgente.
Nel frattempo, si diffusero le voci sul ritrovamento dello strano personaggio e Kaspar iniziò a diventare un mito. Molti di coloro che conobbero di persona il sedicenne dai tristi occhi azzurri e i capelli biondi inanellati, si commossero. Lo si chiamò “Kaspar Hauser” perché questo nome fu l’unica cosa che il ragazzo era in grado di scrivere al presidio non appena gli misero una penna tra le dita. Qualcuno gli aveva insegnato a tracciare quelle poche lettere prima di buttarlo fuori dalla cella che per anni era stata la sua prigione.
La fama del caso Kaspar Hauser oltrepassò presto i confini della Germania. La società ottocentesca di quell’Europa perbenista e religiosa prese ad inventare su di lui le storie più incredibili: lo si voleva figlio di prìncipi, anima celeste giunta da un altro mondo, personaggio dal sapore esoterico, reincarnazione di Gesù. Studiosi e giuristi scrissero trattati psicologici e criminalistici, gli autori ricavarono dalla tragica storia pezzi di teatro.
Per ben cinque anni gli occhi di tutta Europa furono puntati sul ragazzo senza nome, fino al tragico evento del dicembre 1833, che avrebbe messo fine al suo destino: in un giardino di Ansbach, nel buio pomeriggio invernale, uno sconosciuto uccise Kaspar a colpi di pugnale. La notizia dilagò, causando perplessità e indignazione.
Chi era, in realtà, Kaspar Hauser e perché lo si volle morto?
clicca qui per vedere una sequenza di scene del film „L’enigma di Kaspar Hauser“ di Werner Herzog, 1974. In lingua italiana. Durata 14,04 minuti.
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