L’uomo dei Vangeli

 

 

La ricerca del Gesù storico presenta notevoli problemi. Eppure nessuno è tanto noto in Occidente quanto Gesù. Senza di lui il cristianesimo non sarebbe mai esistito. Perlomeno non come lo conosciamo oggi. Forse sarebbe esistito un altro cristianesimo, costruito intorno ad un altro Messia: Giovanni il Battista. Ma chi fu l’uomo di Nazareth figlio di Maria e Giuseppe che, stando ai Vangeli canonici, predicò qualcosa di nuovo, di assolutamente rivoluzionario per un ebreo della sua epoca?

Qualcosa che di colpo cambiò la faccia dell’inesorabile Jahve dell’Antico Testamento esortando al perdono, a porgere l’altra guancia e amare il prossimo come se stessi? Di certo Gesù non nacque a Nazareth. Fu detto nazoreo (anche nazareno o nazireo) perché uomo particolarmente pio, che seguiva alla perfezione le leggi della Torah ed era santo già nel ventre materno.

Gesù: realtà o finzione?

Non esistono prove sicure che attestino la sua storicità. Le rare testimonianze scritte e solitamente addotte, non tengono. Anche le parole dello storico Flavio Giuseppe sono probabili interpolazioni tarde di qualche letterato cristiano che cercò di supplire in extremis alla mancanza di una sola menzione di Gesù Cristo nelle opere dello storico di origine ebraica. Nessun contemporaneo di Gesù, quindi, parla di lui. Una cosa, a dir poco, stupefacente.

gerusalemme david roberts

Veduta di Gerusalemme, pittura di David Roberts.

Per questo motivo si è ipotizzato che Gesù in realtà non sia mai esistito, che si tratti di un personaggio fittizio, di un espediente letterario inventato di sana pianta dalla penna degli evangelisti e dalle prediche dell’apostolo Paolo allo scopo di attribuire una certa autorità al nuovo culto cristiano. Tanto più che la nuova religione, nata in seno all’universo ebraico, secondo la visione di Paolo di Tarso doveva stabilizzarsi e prender piede anche nel mondo greco-romano.

Il Gesù storico: una realtà o una finzione letteraria? No. Un indizio inconfutabile che parla per la sua esistenza c’è, ed è la storicità di suo fratello Giacomo. Sappiamo che Giacomo è realmente vissuto. Di lui raccontano testimonianze autorevoli di contemporanei. Anzi, dopo la morte di Gesù fu proprio Giacomo a prendere le redini della comunità protocristiana di Gerusalemme . Per volontà del suo stesso fratello. Questa è la prova dell’esistenza di Gesù.

Maria con Sant'Anna, il Bambino e Giovanni Battista. Cartone di Leonardo da Vinci, ca. 1500.

Maria con Sant’Anna, il Bambino e Giovanni Battista. Cartone di Leonardo da Vinci, ca. 1500.

E poi? Che idea possiamo farci del celebre nazoreo? Fino a che punto possiamo credere all’immagine di Gesù così come viene dipinta dai Vangeli canonici? Molto poco, purtroppo. I Vangeli furono scritti parecchio tempo dopo la morte di Gesù, sono redatti in greco, emanano un forte spirito ellenistico, presentano dei paralleli evidenti con il cristianesimo paolino. Si tratta, insomma, di un pensiero religioso che mal si adatta all’ebreo Gesù, educato secondo la tradizione mosaica.

Inoltre sappiamo che l’apostolo Paolo non aveva mai conosciuto Gesù di persona. Dunque propose al mondo greco-romano l’immagine più appropriata, quella purificata dai caratteri profondamente ebraici che essa aveva in origine. Gli mostrò un Gesù ellenizzato, di modo che la sua immagine potesse assumere un valore universale. Così anche l’ultimo romano sarebbe stato in grado di capirla, di accettarla senza grandi difficoltà. Il Gesù di Paolo non è il vero Gesù, ma un Messia universale.

Leggere i Vangeli fra le righe e rivalutare il messaggio degli Apocrifi

E allora? Come tornare alla fonte e riscoprire il Gesù storico? Analizziamo attentamente i Vangeli canonici senza però tralasciare gli Apocrifi (scritti non accettati dalla Chiesa), che possono offrirci indizi importanti. Esaminiamo attentamente la storia della Palestina dell’epoca di Gesù e tentiamo di leggere i Vangeli fra le righe. Ci accorgeremo che il vero protagonista della scena politico-religiosa del I secolo originariamente non era Gesù, ma il predicatore Giovanni il Battista.

Vedremo che inizialmente Gesù era un seguace di Giovanni. Gesù si lasciò battezzare da lui sulla riva del Giordano perché doveva ricevere una legittimazione dinanzi ai discepoli di Giovanni per poter essere uno di loro. Ad un certo punto, però, Gesù iniziò a formare attorno a sé un proprio gruppo di seguaci, alcuni dei quali erano ex discepoli di Giovanni, come Pietro. Si cristallizzarono quindi due gruppi differenti, entrambi capeggiati da uomini carismatici. La comunità di Giovanni e la comunità di Gesù.

Non dobbiamo immaginarli come innocui gruppi di preghiera, ma piuttosto come due partiti politici. Giacché politica e religione, in quell’epoca lontana e in terra di Palestina, andavano a braccetto. Impossibile dividerle l’una dall’altra. Con le loro parole infuocate, Giovanni e Gesù fomentavano il cambiamento, la ribellione. Sarebbe giunto il regno di Dio, il vero re.

Le conseguenze furono inevitabili. Giovanni Battista finì per morire decapitato nella fortezza di Erode e Gesù crocifisso, con il beneplacito del procuratore romano Ponzio Pilato, il quale non era affatto il titubante innocuo dei Vangeli canonici, bensì un funzionario corrotto e senza scrupoli che sarebbe stato più tardi deposto dall’incarico governativo dai suoi stessi conterranei.

Tra Gesù e Giovanni nacque una sorta di rivalità. E questa portò alle seguenti reazioni dei loro discepoli: i seguaci di Gesù ridussero Giovanni a una figura marginale, attribuirono al loro Messia le gesta del predicatore  del deserto che fecero morire in modo inglorioso, dopo la danza erotica di Salomè; i seguaci di Giovanni, che si sentivano traditi dai discepoli di Gesù, abbandonarono la Palestina e più tardi, nei loro scritti sacri, avrebbero mosso pesanti accuse contro Gesù.

Allora riusciremo mai a riconoscere, tra la polvere dei secoli passati e le varie manipolazioni documentali, il volto sfocato di Gesù? Forse una lontana eco giunge da un apocrifo: il Vangelo di Tommaso. Leggendo in questi 114 loghia (detti di Gesù), si può farsi almeno un’idea del suo pensiero. Un pensiero gnostico permeato di magia che non avrebbe fatto piacere al misogino Paolo e tanto meno ai futuri padri della Chiesa. Un’altra eco giunge invece dagli scritti dei giovanniti che raccontano di lui cose inquietanti, a dir poco incredibili. E proprio su queste affermazioni si sarebbe basata l’eresia templare e quella del Priorato di Sion. Che dicevano, dunque, i discepoli di Giovanni?

 

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Per approfondire il tema, vedi il mio saggio “L’Eresia Templare”  incentrato sulla storia del Tempio e l’eresia giovannita

 

 

e il saggio “Il Serpente Rosso” che tratta l’eresia giovannita e i suoi collegamenti con le società segrete.

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