D’Artagnan è divenuto immortale grazie alla penna del fecondo romanziere Alexandre Dumas. Ma ancor prima, nel 1700, lo scrittore Courtilz de Sandras aveva pubblicato alcune notizie biografiche sul moschettiere. Poi, un giorno dell’anno1701, la polizia parigina ricevette da Rotterdam un biglietto anonimo. L’autore della missiva protestava, dicendo che i tre tomi di de Sandras descrivevano una figura fittizia avulsa dalla realtà e ben lontana dal vero d’Artagnan. Perché il moschettiere non è soltanto un personaggio da romanzo, ma anche – e soprattutto – una figura storica.

 In seguito alle ricerche svolte intorno all’enigma dell’Uomo dalla Maschera di ferro, ho scoperto che il moschettiere era un uomo coraggioso dalla vita difficile, leale fino all’ultimo. In un certo senso, era anche un outsider. Nella sua ardita integrità, sovrastava intrighi e intriganti di Corte come una roccia nella tempesta. Allora ho capito perché il suo personaggio aveva tanto affascinato Alexandre Dumas che lo ricostruì scartabellando in manoscritti e archivi. Vorrei raccontarvi qualcosa su di lui e sulla sua vera storia.

Charles de Batz de Castelmore d'Artagnan

Charles de Baatz de Castelmore, d’Artagnan. Il moschettiere del re che divenne celebre grazie ai romanzi di Alexandre Dumas.

 Si chiamava Charles de Batz Castelmore, veniva da una famiglia di bassa nobiltà, impoverita, che possedeva un unico castello in cima a una collina di Lupiac, nella Guascogna, al confine fra Armagnac e Fezensac. I de Batz Castelmore portavano il titolo di conti. D’Artagnan era il cognome della madre che Charles usava per conferirsi maggior lustro, perché appartenente a più antica nobiltà di quello paterno. In ogni caso il ragazzo non era figlio unico, aveva sorelle e fratelli. Si presume che la carriera militare fosse per i giovani de Batz Castelmore una tradizione di famiglia perché anche tutti i suoi fratelli, ad eccezione di uno, divennero soldati.

 Così come l’adolescenza di Charles, anche la sua data di nascita rimane incerta, collocata tra il 1611 e il 1615. Ed è probabile che, seguendo le consuetudini della sua epoca, già a sedici o diciassette anni si sia recato a Parigi per farsi una carriera. Che cosa sapeva fare il giovane Charles? Lo zio Daniel, rettore della scuola di Lupiac, gli avrà insegnato a leggere e scrivere, a far di conto, magari anche un po’ di latino e il catechismo. Un maestro d’armi gli avrà dato lezioni di scherma. Questo è tutto. Charles non era che un ragazzo come tanti, un giovane guascone senza soldi in tasca. La Parigi di Re Sole era piena di giovani guasconi senza arte né parte in cerca di fortuna.

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D’Artagnan e i tre moschettieri. Illustrazione dell’opera di Alexandre Dumas, 1894.

 Di solito questi ragazzi si procuravano un moschetto, una spada e qualche abito. Si riunivano in piccoli gruppi e dividevano tutto fra di loro, dai vestiti al servitore. Ricordate il motto dei tre moschettieri di Dumas? Tutti per uno e uno per tutti. Il principio ideale di chi non ha soldi e deve unirsi ad altri per sopravvivere. Bighellonavano per la città in cerca di lavoretti d’occasione e, naturalmente, anche in cerca d’avventura. Sicuramente Charles aveva con sé una lettera di presentazione da mostrare a qualche ufficiale amico di famiglia per poter entrare come cadetto nel Reggimento della Guardia del Re. Si trattava di un corpo militare insigne, fondato nel 1563 durante il regno di Carlo IX. Di conseguenza intorno al 1630, quando Charles giunse a Parigi, la Guardia godeva già di una gloriosa tradizione.

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Crevecoeur-le-Grand. Alexandre Dumas immaginò che d’Artagnan e i tre moschettieri avessero abitato in questa locanda e fu questa la casa che descrisse nel suo romanzo.

 Il Reggimento contava all’epoca una ventina di compagnie di 200 uomini ciascuna, sotto il comando del duca d’Epernon, colonnello generale della fanteria. I cadetti erano tutti giovanissimi, alcuni non avevano più di 14 anni. Alla fine del periodo di apprendistato, potevano divenire sottufficiali, caporali o sergenti. Avevano poi la possibilità, dopo due o tre campagne militari, di entrare nel corpo dei moschettieri o anche delle guardie del corpo del re. Nel 1633 il nome di Charles figura tra quelli dei moschettieri presenti alla rivista di Ecouen.

 

D’Artagnan: un moschettiere in cerca di fortuna

 Nella letteratura e nei film i moschettieri sono sempre presentati come abili spadaccini. In realtà, tirar di spada era solo una delle loro abilità. Si chiamavano moschettieri proprio perché erano armati di moschetto, un’arma da fuoco nuova e all’inizio ancora molto pesante, difficile da usare. Solo per caricarla, ci volevano ben nove operazioni. Perciò il moschettiere doveva sempre essere accompagnato da un servo che trasportasse moschetto e accessori, riserva di polvere e tutto il resto. Negli anni seguenti, però, l’arma fu perfezionata e, nel 1622, Luigi XIII la fece rimpiazzare con il moschetto a serpentina, più leggero e manovrabile. Fu in questo periodo che gli uomini della sua guardia presero il nome di Mosquetaires de la Maison Militaire du Roi. I moschettieri.

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Cardinale Giulio Mazzarino. D’Artagnan lavorò al suo servizio.

 Torniamo a Charles. È probabile che  a Parigi il giovane abbia fatto amicizia con i leggendari Athos, Porthos e Aramis. Anche questi tre moschettieri, infatti, non sono soltanto frutto della fantasia di Dumas. Si tratta di personaggi storici. Dovevano avere più o meno la stessa età di Charles. Forse le famiglie dei quattro si conoscevano già, dato che abitavano tutte nella Guascogna e nel Béarn, a poca distanza l’una dall’altra. Come Charles, erano anch’essi dei gentiluomini del Midi in cerca di avventura. E le loro tracce sono rimaste proprio nei nomi delle rispettive località avite, situate nel medesimo  territorio natale di d’Artagnan.

 Athos è un villaggio sulla riva destra del fiume Orolon, il cui antico castello è bruciato nel 1943. Anche la famiglia di Athos era di bassa nobiltà, il loro titolo risaliva appena al XVI secolo. Armand de Sillegue d’Athos d’Auteville doveva avere circa la stessa età di d’Artagnan, ed era nipote del celebre capitano dei moschettieri Treville. Morì a Parigi nel dicembre 1643, probabilmente in seguito alla ferita ricevuta durante un duello.

 Il vero nome di Porthos era Isaac de Portau. Suo nonno fu ugonotto e ufficiale di cucina di re Enrico, suo padre notaio. Sappiamo che Porthos nacque nel 1617 ed entrò nel Reggimento della Guardia, ma non sappiamo se sia stato veramente moschettiere. De Porteau si ritirò in Guascogna abbastanza presto, in seguito a ferite da guerra. Verso il 1650 ottenne un impiego di guardia delle munizioni nella cittadella di Navarrenx, posto che di solito era riservato ai disabili. La residenza dei Portau si trovava solo a un centinaio di chilometri da quella dei Castelmore. Nelle vicinanze si trova anche l’abbazia di Aramitz.

Foto: 44 CC-BY-SA-3.0

Ritratto sul portone dell’antica abbazia del villaggio di Aramitz. Il moschettiere Aramis, personaggio storico, nacque in questo paese della Guascogna. © 44 CC-BY-SA-3.0

 Aramis nacque nel 1620 e si chiamava Henri d’Aramitz. Apparteneva ad una famiglia con antiche tradizioni militari. Anche lui era parente del capitano dei moschettieri Treville, ed entrò nella compagnia nel 1641. Dieci anni più tardi lo ritroviamo nel suo paese natale sposato con una mademoiselle de Bearn Bonnasse da cui ebbe tre figli. Morì probabilmente nel 1672. Fin qui arrivano le nostre informazioni sui tre moschettieri amici di Charles. Poi la loro storia si perde nel buio del passato.

 Di Charles non sappiamo niente di certo fino al 1646, data in cui lo troviamo insieme con l’ufficiale Besmaux al servizio dell’influente cardinale Giulio Mazzarino. Ormai era un soldato esperto, uno che tutti conoscevano come Monsieur d’Artagnan. Il suo compito era quello di staffetta, portatore di messaggi e agente segreto. Quando nel 1651, durante le pericolose insurrezioni della Fronda, Mazzarino dovette lasciare la Corte e si rifugiò dall’arcivescovo di Colonia, d’Artagnan gli fece da messaggero galoppando da Brühl a Parigi.

D’Artagnan e la voliera della regina

 Il moschettiere tornò nella Capitale un anno dopo insieme a Mazzarino, quando la folla, che prima aveva voluto la morte del cardinale, adesso lo acclamava.  E riuscì a realizzare un suo modesto sogno. A Parigi, nel giardino delle Tuileries, s’innalzava il padiglione della voliera reale, costruito un secolo prima su ordine della regina Caterina de Medici. Più tardi il padiglione era stato l’alloggio del Capitano degli uccelli della voliera, una bizzarro titolo onorifico. Monsieur le Clerc, che ne rivestiva la carica ai tempi di D’Artagnan, era in punto di morte e il moschettiere domandò a Mazarino di poter acquistare la carica – e quindi il padiglione –  per 6000 livres, tutti i suoi risparmi. Il cardinale accettò la richiesta.

 Purtroppo però si fece avanti un altro aspirante alla carica. Uno più importante di D’Artagnan. Si trattava del Sovrintendente alla Costruzione. Questi offrì ben 20.000 livres e pregò il cugino Jean-Baptiste Colbert di intercedere per lui presso il cardinale. Colbert, all’epoca Sovrintendente alle Finanze di Stato, era un personaggio molto influente a Corte e un intrigante provetto. Questi simulò d’intervenire in favore del parente, ma in realtà lo tradì chiedendo al cardinale il padiglione per sé. Insomma, come sempre gli intrighi dei potenti lavoravano nell’ombra e ci mancò poco che infrangessero il sogno del moschettiere. Ma il cardinale, che apprezzava i suoi servigi, si mostrò leale. Mazzarino ricordò la promessa fatta al guascone, e d’Artagnan ottenne padiglione e titolo.

Foto:ignis CC-BY-2.5

Statua di bronzo di d’Artagnan, Gustave Doré, 1883. Place-du-Général-Catroux, Parigi. ©ignis CC-BY-2.5

 Nel 1658 d’Artagnan divenne sottotenente dei moschettieri del re, e nel 1659 sposò una vedova nobile e benestante da cui ebbe due figli e da cui si separò soltanto pochi anni dopo. Nel 1661 la strada di D’Artagnan incrociò quella di Nicolas Fouquet che era all’epoca,  insieme al suddetto Jean-Baptiste Colbert, un brillante e ricchissimo  Sovrintendente alle Finanze di Stato. L’incontro avvenne nella circostanza nefasta dell’arresto di Fouquet. Anzi, fu proprio d’Artagnan a dover arrestare personalmente il sovrintendente presso la cattedrale di Nantes, su ordine del re.

 Nicolas Fouquet era stato accusato di peculato e alto tradimento. Per alcuni anni d’Artagnan ebbe il compito di sorvegliare quest’uomo giorno e notte, e di scortarlo da un carcere all’altro, sino alla fine dei processi. Poi Fouquet fu condannato al carcere a vita e le strade dei due uomini, che ormai erano diventati amici, si divisero di nuovo e questa volta per sempre, in una fortezza  piemontese. D’Artagnan non avrebbe mai saputo di essere stato vicino al segreto dell’Uomo dalla maschera di ferro come nessun altro. Ma questa è un’altra storia.

 Dopo l’incarcerazione definitiva di Fouquet, d’Artagnan tornò a fare la sua vita da soldato. L’aveva scelta lui, rifiutando l’incarico di carceriere che di certo gli avrebbe fruttato un maggior guadagno e una buona pensione assicurata. Tuttavia il suo valore di agente e soldato gli permise un’ascesa sociale rapida durante gli ultimi anni della sua vita, sino a fargli raggiungere il grado di capitano luogotenente della prima compagnia dei moschettieri del re. Una carica molto importante. D’Artagnan era ormai un uomo benestante e rispettato. Le sue truppe lo adoravano. E morì da soldato, con onore, nel 1673. Accadde durante l’assedio di Maastricht, quando fu colpito alla testa dalla pallottola di un’arma da fuoco. I suoi moschettieri lo veneravano in modo tale, che alcuni pretesero di vegliare accanto al suo corpo senza vita sotto il fuoco nemico.

 Paul Pellisson, storico del re, scrisse del dispiacere che adombrò tutta la Corte alla notizia della morte di d’Artagnan, e in particolare del cordoglio di Re Sole. Si dice che Luigi XIV abbia fatto celebrare un servizio funebre per il moschettiere nella sua cappella privata. Madame de Sevigné, amica del sovrintendente Nicolas Fouquet e dama di alto lignaggio che aveva avuto modo di conoscere la lealtà del moschettiere, lo ricordò affabilmente nei suoi scritti:  “(…) Si tratta di un piccolo d’Artagnan, che è fedele al re e umano con chi ha il dovere di custodire.”

 

 

D'ARTAGNAN - Vera storia del moschettiere che divenne un mito:
L'UOMO DALLA MASCHERA DI FERRO - La vera storia e il segreto alle origini della leggenda:

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