Sulle acque velenose verso l’immortalità. Lo Stige privato del Signore.

 

 

Scoperto del mercurio liquido sotto una piramide di Teotihuacan, in Messico. Così scriveva, pochi giorni fa, il giornale britannico “The Guardian”. Il sito in questione è quello dell’altare dedicato alla divinità Quetzalcoatl, il serpente piumato, che s’innalza dinanzi alla piramide più grande di Teotihuacan, circa 63 metri di altezza, quella del Sole. Questa notizia mi ha impressionato parecchio, perché alcuni anni fa avevo letto qualcosa di simile nel contesto di un’altra piramide situata in Cina, nella provincia di Shaanxi.

Teotihuacan, la città in cui nacquero gli dei

Andiamo per ordine. L’archeologo messicano Sergio Gómez da anni sta effettuando con i suoi collaboratori degli scavi in un tunnel presso la piramide, aperto nel 2003. Nel novembre dell’anno scorso, Gómez annunciò di aver trovato tre camere sotterranee a una profondità di circa 18 metri sotto il tempio. Gómez scoprì in loco anche dei misteriosi artefatti, come statue di giada, una scatola contente conchiglie con incisioni e altro. Poi, alla fine del tunnel, l’archeologo rilevò la presenza di mercurio. E, secondo il The Guardian (24.04.2015), si tratterebbe di una “grande quantità di mercurio liquido”.

Piramide del Sole. Teotihuacan, Messico. In primo piano l'altare di Quetzacoatl, il serpente piumato. Foto: Rob Young CC BY 2.0

Piramide del Sole. Teotihuacan, Messico. In primo piano l’altare di Quetzalcoatl, il serpente piumato. © Rob Young CC BY 2.0

L’eccezionale scoperta può indicare, così Gómez, che gli archeologi sono ormai vicini alla camera funeraria in cui fu seppellito il re. Forse questo mercurio aveva la funzione di condurre alla tomba del re? Oppure di precluderne il passaggio? Sappiamo infatti che si tratta di una sostanza altamente tossica. Subito alcuni colleghi di Gómez hanno ipotizzato che il metallo liquido potrebbe aver avuto puro valore simbolico, rappresentando un fiume oppure un lago sotterraneo. Date le sue qualità di brillantezza, sicuramente colpiva l’immaginazione dei popoli antichi. Forse simbolizzava il fiume dell’oltretomba, lo Stige degli antichi Greci, l’ultima barriera da superare per raggiungere il regno dei morti.

Ma che sovrano sarebbe sepolto là sotto? La città sacra di Teotihuacan, meraviglia architettonica precolombiana situata circa 40 chilometri a nord di Città del Messico, conserva tutt’oggi il mistero dei suoi costruttori. Il nome Teotihuacan potrebbe significare “Luogo di nascita degli dei”, ma non si tratta della denominazione originaria. Così chiamarono il posto gli Aztechi, in un’epoca in cui la città era già stata abbandonata dai suoi fondatori. Questi potrebbero aver appartenuto alla cultura Totonach, ma si tratta di un’ipotesi. Nulla sappiamo su di loro.

Teotihuacan, la città degli dei. In lontananza la piramide del Sole. Foto: Michael Wassmer from France CC BY 2.0

Teotihuacan, la città degli dei. In lontananza la Piramide del Sole. ©Michael Wassmer from France CC BY 2.0

Nulla sappiamo sulla cultura sotto il cui influsso Teotihuacan vide la luce. Il territorio era abitato già nel 1500 a. C., ma all’epoca vi erano soltanto dei villaggi. Li archeologi fanno risalire le origini dell’imponente complesso litico con le sue piramidi e i suoi altari intorno al 150 d. C. I signori sconosciuti di Teotihuacan avrebbero regnato su un vasto territorio, di cui la città sacra era capitale. Una capitale che, nel periodo di massimo splendore (200-450 d. C.), poteva ospitare fino a 200.000 abitanti. Una cifra non certo trascurabile per quei tempi.

Principalmente la società di Teotihuacan si basava sull’agricoltura e tuttavia fu anche un centro nevralgico di commercio, un fatto testimoniato non solo dalla grandiosità degli edifici che parla per la ricchezza degli abitanti, ma anche dalla presenza in loco di numerosi artigiani e dalla presenza di miniere di ossidiana nei dintorni. Con questa pietra la popolazione della città sacra fabbricava degli artefatti che venivano poi venduti sin nelle regioni dell’America centrale. Il serpente piumato Quetzalcoatl e un dio della pioggia di nome Tlaloc spiccano nel pantheon dell’antica cultura, accompagnati da altre divinità.

Sulle origini della cultura di Teotihuacan e sui motivi che portarono alla sua fine, ancora si discute. Alcuni ipotizzano un attacco di invasori dall’esterno, altri una rivoluzione popolare esplosa in seguito alla lotta di classe, i cui segni sarebbero facilmente individuabili negli incendi che interessarono alcuni edifici del potere. Altri ancora propendono per un periodo di siccità devastante. Forse tutte queste componenti hanno rivestito un ruolo essenziale nella caduta di Teotihuacan che si presume sia avvenuta intorno al VII secolo d. C. Ma l’identità e la storia del governante che fu seppellito nella grande Piramide del sole, continuano a serbare il segreto.

Cina. Eserciti di terracotta e piramidi inesplorate

Ed ecco che dall’altra parte del globo, in Cina, troviamo una differente manifestazione funeraria di potere che però presenta un paio di elementi comuni a quella messicana: la costruzione piramidale e Il mercurio. Dobbiamo percorrere migliaia di chilometri e spostarci nella Cina centrale, provincia Shaanxi, 36 km a nord della città di Xian. Qui, nel 1974, alcuni lavoratori individuarono il tumulo piramidale dell’imperatore Qin Shi Huang (260 – 210 a. C.). Se il suo nome ci risulta pressoché sconosciuto, non lo è di certo il corredo funerario, il famoso esercito di terracotta. Fu scoperto a circa un chilometro di distanza dal mausoleo del regnante, disposto in tre fosse.

Qin Shi Huang aveva iniziato molto presto a far costruire la propria tomba. La decisione fu presa alla tenera età di tredici anni, poco dopo la sua ascesa al trono. Era il 247 a. C. I lavori di costruzione durarono ben trentasei anni, impegnando centinaia di migliaia di operai. L’esercito di terracotta, composto da soldati in grandezza naturale, dovevano proteggere il mausoleo. Erano simboli del primo imperatore cinese della dinastia Qin, un regnante che era riuscito ad unire gli Stati feudali in un unico, grande dominio. Fu sempre lui a iniziare la costruzione della grande muraglia, unitamente a quella di strade che univano i centri importanti dell’impero e a canali che convogliavano l’acqua nelle città.

Anche in ambito culturale Qin Shi Huang pose delle pietre miliari. Incrementò lo sviluppo di una forma di scrittura e di una valuta unitaria per tutto il Paese. Molte innovazioni si devono a questo regnante che guardava lontano ed era pronto a superare i limiti del conoscibile. Fino alla fine della sua vita Qin Shi Huang cercò l’elisir dell’immortalità. Emulo del sumero Gilgamesh, l’imperatore cinese si rifiutava di lasciare questo mondo. Probabilmente fu proprio questa sua ossessiva ricerca dell’immortalità a portarlo dritto dritto verso una morte prematura. Sembra che l’imperatore si sia avvelenato da sé, a forza di bere intrugli tossici che avrebbero dovuto donargli la vita eterna. Qin Shi Huang morì a soli 49 anni e fu sepolto nel suo mausoleo piramidale, il trionfo del potere assoluto di un visionario ma anche di un despota. Il successore al trono, uno dei suoi figli, non fu altrettanto capace. Ben presto scoppiarono le prime sommosse e nel 207 a. C. un generale ribelle devastò e saccheggiò il complesso funerario di Qin Shi Huang.

L'esercito di terracotta dell'imperatore Qin Shu Huang, a guardia del suo imponente tumulo funerario, la cosiddetta piramide del Signore cinese. Foto: BrokenSphere CC BY-SA 3.0

L‚esercito di terracotta dell’imperatore Qin Shi Huang, a guardia del suo imponente tumulo funerario, la cosiddetta piramide del Signore cinese. © BrokenSphere CC BY-SA 3.0

 

Le fosse con l’esercito di terracotta non furono risparmiate dal furore del rivoluzionario, molti soldati andarono distrutti, gran parte delle armi lì deposte furono trafugate. L’azione del generale segnò la fine della dinastia Qin. Fortunatamente le fosse ci hanno ugualmente restituito, malgrado il danneggiamento, ben 3000 statue di soldati e cavalli, nonché 40.000 armi. E gli archeologi contano di portarne alla luce le altre migliaia che ancora giacciono sotto terra. Quest’esercito unico al mondo può darci un’idea della grandiosità del sepolcro dell’imperatore cinese.

E se i soldati di terracotta erano soltanto i custodi della tomba di Qin Shi Huang, che altri magnifici tesori cela la tomba stessa? Tanto più che, secondo gli archeologi, il generale ribelle non riuscì a penetrare nel tumulo funerario dell’imperatore. Questo sarebbe ancora inviolato. Il colle piramidale in cui è stato sepolto Qin Shi Huang si erge nel mezzo di un imponente complesso tombale circondato da mura e fossati. Nonostante l’interno della piramide non abbia ancora rivelato i suoi segreti, tuttavia diverse analisi effettuate con la tecnica di misurazione sonar hanno indicato la presenza di un’alta concentrazione di mercurio.

Antichi documenti cinesi raccontano che l’imperatore avrebbe fatto ricostruire nella piramide una sorta di mappa precisa del suo territorio. Il soffitto della camera mortuaria, così gli scritti, sarebbe costellato di rame e pietre preziose che rappresentano le stelle del firmamento, mentre i fiumi dell’immenso regno cinese di Qin Shi Huang sarebbero stati ricostruiti con… del mercurio fluido. Sono i fiumi dell’imperatore a indicare quelle anomalie registrate dal sonar? Allora gli antichi scritti cinesi dicono il vero?

Modello di piramide cinese. Dominio pubblico.

Modello di piramide cinese. Dominio pubblico.

La piramide di Qin Shi Huang misura attualmente 75 metri di altezza, ma all’epoca della sua costruzione potrebbe aver raggiunto i 115 metri (secondo altre valutazioni 200 m). Ed è la più grande di cui sia accertata l’esistenza. Poiché l’imperatore ci mise tutto il suo impegno a rendere il mausoleo impenetrabile ricoprendolo di vegetazione e bloccando con cura tutte le entrate, nessuno è riuscito finora a varcarne la soglia e portare alla luce i suoi tesori. Ma dobbiamo anche pensare che questa non è la sola piramide cinese. A detta di numerosi viaggiatori, il vasto territorio di Shaanxi è costellato da piramidi di diverse dimensioni e appartenenti ad epoche diverse. Si dice ve ne siano centinaia. Alcune sono accessibili al pubblico, ma la maggior parte di esse è ancora inesplorata. Coperte dalla vegetazione nonché da alberi, spesso le piramidi vengono confuse con delle colline naturali.

Un mistero rimane la misteriosa “piramide bianca”, fotografata per la prima volta, a volo d’uccello, negli anni Quaranta del secolo scorso. L’autore della foto era un pilota dell’aviazione americana. Dal velivolo, questi valutò la sua altezza approssimativa addirittura intorno ai 300 metri. Ma la piramide bianca non fu mai più vista da nessuno. Né in foto, né in natura. Non vi sono prove archeologiche che ne confermino l’esistenza. Il ricercatore tedesco Hartwig Hausdorf si recò in Cina, sulle sue tracce, negli anni Novanta. Nonostante le sue amicizie locali, dovette desistere dall’impresa perché la zona si trovava sotto controllo militare, non era accessibile.

Due piramidi, dunque, completamente differenti, in continenti differenti, prodotto di culture differenti e costruite in epoche differenti. Comuni denominatori: l’idea della costruzione a tumulo provvista di stanze sotterranee e il mercurio liquido nelle camere ipogee. Forse anche i costruttori di Teotihuacan, così come gli operai di Qin Shi Huang, intendevano realizzare dei fiumi argentei che riproducessero, nell’oltretomba, il regno dei vivi?

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